Tag

, , , , , , ,

Nell’agosto 1933, la liceale parigina Violette Nozières, appena diciottenne, viene arrestata con l’accusa di aver avvelenato i propri genitori. L’opinione pubblica dell’epoca s’infervora da subito su temi come l’onore della famiglia borghese, l’incesto, il parricidio e altre simili squisitezze. Il gruppo surrealista ne approfitta allora per sputare fuoco e fiamme sulla famiglia, vista come fondamento della società repressiva, attraverso la pubblicazione di un pamphlet che raccoglie testi poetici e illustrazioni di: André Breton, Salvador Dalì, René Char, Yves Tanguy, Paul Eluard, Max Ernst, Maurice Henry, Victor Brauner, E.L.T. Mesens, René Magritte, César Moro, Marcel Jean, Benjamin Péret, Hans Arp, Gui Rosey e Alberto Giacometti. La versione italiana, comprensiva di tutti i contributi testuali e artistici, è stata pubblicata in un ebook gratuito dalla Maldoror Press. Qui di seguito si propongono le poesie di Éluard e Péret, nonché le illustrazioni di Marcel Jean e Max Ernst.

 

jean

 

Paul Éluard

Quando il pellicano

I muri di casa si somigliano
Una voce di bambina risponde
Sì come un chicco di grano e gli stivali delle sette leghe
Su una delle pareti ci sono i ritratti di famiglia
Una scimmia all’infinito
Su un’altra c’è la porta di questo quadro mutevole
Dove io penetro
Per prima

Poi sotto la lampada si discute
Di un male strano
Che rende pazzi e geniali
La bambina ha dei lumi
Polveri misteriose che vengono da lontano
E che si gustano ad occhi chiusi

Povero angioletto diceva la madre
Con il tono delle madri men belle delle figlie
E gelose

Violette sognava bagni di latte
Belle vesti di pane fresco
Belle vesti di sangue puro
Un giorno non ci saranno più padri
Nel giardino della giovinezza
Ci saranno sconosciuti
Tutti gli sconosciuti
Gli uomini per i quali si è ogni volta diversa
E la prima
Gli uomini per i quali si fugge se stessa
Gli uomini per i quali non si è la figlia di nessuno

Violette ha sognato di disfare
Ha disfatto
L’orribile nodo di serpi dei legami di sangue

 

ernst

 

Benjamin Péret

Era bella come una ninfea su un mucchio di carbone
quel carbone
che suo padre infornava nei treni presidenziali
al posto del presidente
bella come una perla in un’ostrica che non sarà mai pescata
bella come lo zoccolo
che picchia le natiche paterne
bella come una rondine
che nidifica sotto la grondaia di un carcere in demolizione
e così giovane da sembrare
un maremoto che ripulisce una città di tutti i suoi preti

Papà
Paparino mio tu mi fai male
diceva
Ma il papà che sentiva il fuoco della sua locomotiva
poco più sotto dell’ombelico
violava
nel pergolato del giardino
in mezzo ai manici di pala che lo ispiravano
Violette
che poi rientrava a studiare
tra il macchinista della malora
e la madre che meditava vendetta
la lezione per l’indomani
dove si vantava la sacralità della famiglia
la bontà del padre e la dolcezza della madre
La sua di madre con un biglietto da mille franchi cucito nella squallida sottana
valeva quanto una portinaia e il suo cane rabbioso
quanto una scatola di conserva ammaccata
e diversi di quegli sbirri di cui va orgogliosa la sua famiglia
Sul padre nient’altro da dire
Non parliamone più

Quanto al fetente decorato con una corona comitale avrà l’avanzamento
nella buoncostume
prima di sposare una ricca ereditiera
figlia di un Monsieur Emile qualunque
che se la fa nei calzoni
Ma tappiamoci il naso e passiamo oltre

L’alunna Violette Nozières invece
torna lentamente dal liceo Fénelon
nella speranza che suo padre sia rientrato dal giardino
Ma lui ha già preparato una salvietta dietro il paravento

Più tardi sarà sui viali
a Montmartre in rue de la Chausseé-d’Antin
che tu fuggirai quel padre
nelle camere d’albergo che sono le grandi stazioni dell’amore

Al croupier al negro a tutti chiederai di farti dimenticare
il papà il paparino che ti violava
Ma la martire
la madre lasciata in disparte
maneggia la vendetta
come si tiene la candela
scimmiotta le eroine antiche di merda secca
per vendicare la salvietta
macchiata
lasciata dietro il paravento
che doveva avere più di un buco

E tutti quelli che fanno pisciare la loro penna sulle pagine dei giornali
i neri annusatori di cadaveri
gli assassini professionali dal manganello bianco
tutti i padri vestiti di rosso per condannare
o di nero per far credere che loro difendono
si accaniscono su colei che è come il primo ippocastano in fiore
il primo segnale della primavera che spazzerà via il loro inverno fangoso
perché sono i padri
quelli che violentano
accanto alle madri
che ne difendono la memoria

 

[ Traduzione di Carmine Mangone ]