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[ Estratti da: Romina Capo, Carmine Mangone, Più cocciuti della morte, Ab imis, 2023. La illustrazioni sono di Barrett Biggers. ]

[ ROMINA CAPO > ]

Immobile come la perfezione
di un tempo senza tempo
la tana del tasso buia
una luna che bussa inutile

Si avvicenda la terra
ai pasti di luce dei merli
e noi a vederli sbeccolare
così infantili di pretese
senza invidiarli

Quanto piccoli .a volte
quanto somiglianti alla morte
apparente dei gechi.

[ CARMINE MANGONE > ]

A che pro una carezza d’aurora
quando al di là della notte
mi ritrovo a bearmi in una luccicanza bastarda?

Volli cadere nel mondo. Volli pendere da un corpo. Mi adattai persino ad accollarmi un sogno di quelli davvero mostruosi.
Eppure, i miei gatti morivano, l’amore si contorceva tra i rovi ed io calpestavo il mio stesso sogno mentre la poesia dei servi finiva per mostrarsi infeconda come ogni altra ottusità.

Nel governo impossibile delle scintille,
il poeta più accorto non
accenderà mai anche il fuoco del vicino,
ma serberà pur sempre il
tepore del sanguinamento,
il sorriso della cicatrice,
la convinzione elementare di
un’arcaica gentilezza dei semi.