Recensioni:
- Marco Pandin su A Rivista anarchica (n. 438, novembre 2019).
- Rosamaria Cerone su Goodreads (3 giugno 2019)
Presentazioni e letture pubbliche:
lunedì 14 settembre 2020 | Seriate (BG) | Circolo ARCI Al Bafo
sabato 12 settembre 2020 | Dolceacqua (IM) | Culture Village
martedì 17 settembre 2019 | Roma | Zazie nel metrò (Pigneto) | su YouTube un breve video della performance con Roberto Fega al clarinetto basso
sabato 18 maggio 2019 | Marigliano (Napoli) | Masulli Bistrot Cafè
venerdi 17 maggio 2019 | Montemiletto (Avellino) | Ludovico Van
«Vieni. La voce verbale più intima, la più prossima alla fine di ogni distanza. (…) Ogni parola è la sorte del libro che non smetto di scrivere per te. (…) Insistere in questo gioco: la scrittura, il respiro, il continuare a versare acqua nel deserto. Godere dell’intervallo, di quel momento in cui il rivolo d’acqua irride ottusamente la sabbia che sta per inghiottirlo», Carmine Mangone.
Carmine Mangone, Vieni: tumulto, carezza, con illustrazioni di Simone Lucciola, stella*nera/Ab imis, 2019, formato 21×20, interni a colori, 40 pagine, senza copyright, né distribuzione commerciale, né prezzo di copertina imposto (il prezzo lo fa, [ir]responsabilmente, chi lo acquista).
estratti: < 1 > < 2 > < 3 > < 4 > < 5 > < 6 > < 7 > < 8 >
Il libro raccoglie scritture brevi a carattere erotico-filosofico, minute riflessioni e aforismi poetici scritti tra il febbraio e l’aprile 2018.
Chi mi legge da tempo, sa già cosa aspettarsi. A tutti gli altri, invece, posso solo dire che la mia scrittura – divenuta sempre più personale negli ultimi anni – si è andata affinando (non solo stilisticamente) a partire da quelli che sono e restano i miei riferimenti principali: Char, Blanchot, Bataille, Duras, Deleuze, Jabès, il punk, il surrealismo, le idee anarchiche (ma con uno smodato quantum di carnalità in più).
Per richiederne una o più copie, potete contattarmi via mail (mangone.carmine@gmail.com), su Telegram, oppure, più comodamente, utilizzando il modulo che trovate in fondo alla pagina Bookshop. Tenete presente che NON lo troverete in libreria, né sui portali librari on-line (tipo Ibs, Amazon et similia).
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Voglio ringraziare di cuore: Angela Falchi, senza la quale questo libro non sarebbe mai nato; Marco Pandin (ciao vecio!), che ha confezionato il libro per stella*nera mettendoci le idee per il layout e molto amore; nonché Simone Lucciola, realizzatore delle cinque illustrazioni a corredo dei testi (Simone è anche poeta, cantante punk e una splendida persona; date un’occhiata al suo blog).
Recensione di Rosamaria Cerone su Goodreads:
Come leggere Mangone: possibilmente in pieno giorno, a lettere chiare nella loro diverse grandezze (corpi), che danno movimento alla carta su cui sono stampate, ché il movimento è assioma per il nostro autore. Mi sono messa a ‘giocare’ con questa diversità di caratteri, quelli più grossi ‘dedicati’ alla Musa, quelli meno a noi lettori e sbagliavo, dopo poco mi si sono mischiati i pensieri, come al solito. Meglio riguardare i disegni del bravo Simone Lucciola, belli-belli e purtroppo pochi, che colorano di rosso e di nero, che rimandano a ‘esplosioni’ varie e nuove.
Dunque: in piena luce e piano, possibilmente ad alta voce, non con la querula sua, ma la mia ancor giovane, che so modulare nel senso e nel sesso, che ‘arriva’, attraverso le parole. Non uso queste parole a caso, perché da questo libretto cola sperma, sperma benedetto dal tumulto e dalla tenerezza, dallo sguardo che penetra, ricorda, desidera e langue.
Dunque: leggere in piena luce, leggere piano e ad alta voce e poi leggere dopo aver goduto del proprio godimento, così si neutralizza la carica sessuale, palese e prepotente delle parole. Solo così si può andare oltre alle immagini e tornare al ‘mondo mangoniano’ che è fatto di troppo altro.
Corpi, desideri, sogni, ‘sconcezze filosofiche’, ‘carne poetica, comune e ingovernabile’, ‘territori comuni’: una scrittura che è come un fiume che scorre e che ‘racconta’ il divenire e i pensieri che nudi si bagnano in esso, concetti come ‘corpo comune’, ‘intelligenza carnale’, il bisogno dell’altro a cui appartiene il gesto stesso dell’accogliere.
E poi ancora parole e categorie filosofiche bagnate di umori corporei, squisitezze carnali di due corpi che per un attimo sono anima.
E poi la morte: mascherata, abbellita ed esorcizzata dall’orgasmo, dalla ricerca di molti orgasmi, lei, la Grande Signora che è come la noia e come l’assenza che questa stessa genera.
L’autore è un ‘essere carnale’, pieno di ‘corpi’ che sono poi essenze e dunque assenze. Non è così scontato questo, almeno per me: ci sono anaffettivi nel mondo, persone dalla scarsa libido, santi eh! ma non vedono i ‘corpi’ attorno a loro, né quello intero di Madre Natura.
Esorcizzare la Morte ricercando il Piacere (a ognuno il suo), per scongiurare l’altro fantasma, il Suicidio, quello interiore più semplice e facile da conseguire ma che abbisogna di tempo perché in fondo scatta l’istinto di sopravvivenza di un organismo vivente (muoio dentro, ma non posso morire fuori), occorre tempo per annullarsi atrofizzando volontà e passione, tempo per scegliere di non scegliere e tutti sono contenti.
E la scelta della scrittura, l’ostinazione che comporta fare attenzione alla parola, all’ossessione per la parola che l’autore ha (‘scintilla, upupa, pompino’ che ci vuol fantasia o solo leggere…). La sua è una perenne ricerca di senso, di sesso che dà il senso, in barba a certe ataviche durezze caratteriali. Il suo scrivere è un dire ‘io sono qui, amatemi, così come sono’, giocate alla Vita con me, tutti.
Soprattutto, leggo del suo rispetto infinito per Poesia. Con Poesia ci fa l’amore ed è un corpo di donna: toccandola, leccandola, inculandola, maltrattandola anche. Rispettandola sempre, perché sa che Poesia E’, oppure non esiste, dal momento che HA in se stessa la potenza dell’eterno.
Ecco cosa vorrebbe per se stesso, l’autore: la potenza dell’eterno, l’impossibile. Attraverso il divenire, il pensiero anarchico, quello sconcio, attraverso l’esposizione dei suoi pensieri, ‘intelligenza carnale’, questo suo ‘fiorire e sfiorire, sì, e mangiare terra, bere l’azzurro, respirare l’odore di sesso della vita’, lui ‘ride ad ogni alba’, in faccia alla Morte.
Cosa che vorremmo tutti, mille volte più una, pur senza talento, senza la cura per le parole e per il pensiero che l’autore ha. Pur ipocritamente stronzi, aggiungo.
Di una cosa sono certa: lo scrivere crea spazio ‘dentro’, quello stesso che Mangone infaticabilmente (con protervia, direbbe lui, ma trovo questa parola molto dura e anche un po’ antipatica) tenta di mettere in comune con il mondo intero. Il suo e pure il vostro.
https://www.goodreads.com/review/show/2844465962
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