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Perché accontentarsi delle mezze eternità dei poeti
quando si può ricreare l’origine della coscienza in un abbraccio?

Sto imparando a credere a tutti gli affondi del tuo
dolore nella terra primordiale della meraviglia.
Nessuna negligenza in fatto di miracoli.

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Essenziale. Cosa? L’abbattimento evitato. Il miscuglio compulsato. Credere che la faccenda dell’essere possa giustificare una particella pronominale o un sedimento di tempo (l’esserci, il perdersi). Ambire ancora ad affacciarsi sul mondo senza il risibile abisso d’una totalità. L’accettazione dei fiori mediocri non merita il nostro impegno. Abbiamo tentato uno spegnimento, sollecitato una tensione di risacca, un deflusso, un graffio che fosse amico del tentativo. Inezie soggiacenti. Il noi è sempre stato una rapina ai danni dell’oblio, un sotterfugio per renderci ineluttabili. Le vittorie ingrate, d’altronde, ci lasciarono incompiuti, indolenti. Avremmo forse dovuto sanguinare agli estremi più facili della riconoscenza e cucirci su misura un sudario di parole convenienti?

Il vento pulisce l’aria,
l’azzurro del cielo si fa invadente.
Amare la moltitudine che siamo,
concupire la mente,
adottare gli angeli dilettanti del disastro.

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Laureana Cilento, maggio-giugno 2025. Parole dedicate a Viviana Leveghi. Illustrazione: Yves Tanguy, Indefinite Divisibility, 1942.