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KidRichards3

Una donna intelligente.
Una donna bella.
Conosceva tutte le varianti, tutte le possibilità.
Lettrice degli aforismi di Duchamp e dei racconti di Defoe.
In genere con un autocontrollo invidiabile,
Salvo quando era depressa e si ubriacava,
Il che poteva durare due o tre giorni,
Una sequela di bordeaux e valium
Da far venire la pelle d’oca.
Allora ti raccontava le storie che le erano successe
Tra i 15 e i 18 anni.
Un film di sesso e di terrore,
Corpi nudi e affari ai limiti della legalità,
Un’attrice nata e allo stesso tempo una ragazza con strane tracce di avarizia.
La conobbi quando aveva appena compiuto 25 anni,
In un periodo tranquillo.
Credo che avesse paura della vecchiaia e della morte.
La vecchiaia per lei erano i trent’anni,
La Guerra dei Trent’Anni,
I trent’anni di Cristo quando cominciò a predicare,
Un’età come un’altra, le dicevo mentre cenavamo
A lume di candela
Contemplando la corrente del fiume più letterario del pianeta.
Ma per noi l’incanto stava da un’altra parte,
Nelle sponde possedute dalla lentezza, nei gesti
Squisitamente lenti
Del disordine nervoso,
Nei letti al buio,
Nella moltiplicazione geometrica delle cristalliere vuote
E nel baratro della realtà,
Nostro assoluto,
Nostro Voltaire,
Nostra filosofia da camera e da spogliatoio.
Come dicevo, una ragazza intelligente,
Con quella rara virtù, l’esser previdenti,
(Rara per noi latinoamericani)
Tanto comune nella sua patria,
Dove perfino gli assassini hanno un libretto di risparmio
E lei non era da meno,
Un libretto di risparmio e una foto di Tristan Cabral,
La nostalgia del non vissuto,
Mentre quel fiume famoso trascinava un sole moribondo
E sulle sue guance cadevano lacrime in apparenza gratuite.
Non voglio morire, sussurrava, mentre veniva
Nel buio penetrante della camera da letto,
Ed io non sapevo cosa dire,
Non sapevo davvero che dire,
Salvo accarezzarla e sostenerla mentre si muoveva
Su e giù come la vita,
Su e giù come i poeti di Francia
Innocenti e castigati,
Finché non tornava sul pianeta Terra
E dalle labbra le sbocciavano
Paesaggi della sua adolescenza che subito riempivano la casa
Con copie di lei che piangevano sulle scale mobili del metrò,
Copie di lei che facevano l’amore con due tizi per volta
Mentre fuori cadeva la pioggia
Sopra i sacchi della spazzatura e sulle pistole abbandonate
Nei sacchi della spazzatura,
La pioggia che tutto lava
Tranne la memoria e la ragione.
Vestiti, giacche di pelle, scarpe italiane, biancheria intima che ti faceva impazzire,
Che la faceva impazzire,
Apparivano e sparivano nella nostra camera luminosa e pulsante,
E tracce rapide di altre avventure meno intime
Balenavano come lucciole nei suoi occhi feriti.
Un amore non destinato a durare
Ma che sarebbe stato indimenticabile.
Questo disse,
Seduta accanto alla finestra,
Col volto sospeso nel tempo,
E le sue labbra: le labbra di una statua.
Un amore indimenticabile
Sotto la pioggia,
Sotto quel cielo irto di antenne dove convivevano
I soffitti a cassettoni del XVII secolo
E la merda di piccione del XX secolo.
E in mezzo
Tutta l’inestinguibile capacità di provocare dolore,
Intatta attraverso gli anni,
Intatta attraverso gli amori
Indimenticabili.
Sì, disse proprio così.
Un amore indimenticabile
E breve,
Come un uragano?,
No, un amore breve come il sospiro di una testa ghigliottinata,
La testa di un re o di un conte bretone,
Breve come la bellezza,
La bellezza assoluta,
Quella che contiene tutta la grandezza e la miseria del mondo
E che è visibile solo a coloro che amano.

Roberto Bolaño, La Francesa. Poesia tratta da: Los perros romanticos, Barcellona 1998. Traduzione dallo spagnolo di Carmine Mangone. Foto di Kid Richards.

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