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[ Testo confluito nell’antologia L’ovulo cercato, curata da Paolo Castronuovo. Le opere che impreziosiscono l’articolo sono di milkformycoconut. ]

 

 

VOLEVO UNA CAREZZA

Un germoglio di carne si ficca in ogni pensiero
e lascia che il tuo corpo accada.
Non c’è un altrove, un altrimenti.
Mi stringo il cazzo e
avverto il dono che ti fa entrare nel mio sangue.
Alla fin fine,
l’amore vien sempre dentro l’infimo amante
o l’infinito mancante.

 

Volevo una carezza,
e invece,
ai confini dell’universo,
la madre mi fece un pompino di abitudini
e una scuola fatta di stelle morte.

 

Avrebbe forse senso morire senz’averti detto che
mi son fottuto Dio e la morte di Dio?
Le redini messe all’infinito
sono una puttanata:
solo lo spazio tra me e la morte delle parole che non mi dicono
può fregare il rumore di fondo del cuore.

 

Farsi una sega mentre il mondo muore.
Mondarsi di ogni pensiero mentre la materia mi fotte.
Chi sono io per avere un eterno ulteriore?
Come posso scoparti per non morire definitivamente?

 

Sento un rumore,
un libro che brucia
e un cielo pieno di dèi che s’inculano senza di me.

 

Perché mai uscire dal labirinto, se là fuori
ci attende solo la morte d’ogni smarrimento?
Mi faccio largo tra le primavere uccise
(che son la carne del mio futuro)
e mi perdo in te,
nella bellezza ironica del tuo sesso.
L’animale va in calore ai piedi di Venere
e le piscia addosso per
segnare i luoghi del ritorno.
Solo in quanto poeta,
sono limitato e stanco.

2019