
[ testi e fotografia: VIVIANA LEVEGHI ]
*
Ho smesso di coagularmi
attorno al tuo desiderio,
così, se mi diluisco,
non saprai più cosa nel mondo
sia io oppure no
e la condanna che ti spetta
è vivere nel dubbio
dello specchio.
*
Non siamo i soli a fare esperienza: anche le cose imparano da noi.
*
Che impegno,
la bonifica dei pomeriggi
i detriti dei baci
l’insediamento primitivo del tuo esserci
verità blu, solo latrati
di una notte sola
principio del tentativo
espanso nell’addirittura
contratto nel di già
casualità suggerita debolmente,
succhiata dalle dita
poderosa scienza del collasso
orientamenti del rischio
*
Odio le scale mobili
quando si rompono
perché costringono ad arrampicate
e non c’è passo che possa reggersi
in quella fretta che tutti sembrano avere
e mi chiedo
se ci cadessimo tutti addosso,
cosa resterebbe della nostra furia.
*
Un litorale alla volta
così soltanto posso conoscerti
costeggiandoti lungo la riva permessa
gli oceani mi informano
passeggiando sul crinale
è la fine dei saldi
e non ho comprato niente.
*
Il passato non esiste: è solo un presente che ha fatto esperienza.
*
Un cane estroverso
si arrampica su un vecchio
che lo accoglie da amico.
Sembra che a entrambi
manchi il tempo
e il vecchio sorride al cane
coccolandolo senza denti
la padrona non è in imbarazzo,
ma io lo sarei, sì
gelosa di un amore immeritato,
ma il vecchio ora ride di gusto
e già non può farne a meno.
*
La consapevolezza è la nostra medaglia quando pensiamo di non poter più partecipare.
*
Mago di niente,
primavera per poco.
Saliva sulla mela
che è sul treno sbeccato,
mentre la gente urla perché
la macchinetta ha rubato cinque euro a qualcuno
che non è per i cinque euro,
è per il principio
dice quest’uomo prendendo a calci un po’ il distributore
e un po’ la sua vita.
E un amico è turbato dall’amico eccessivo.
E io sono turbata dall’amico turbato.
Ogni cosa è turbata
tranne il tramezzino incastrato.
*
Se devo scegliere un Dio, scelgo il dubbio.