Tag
l'insopportabile questione delle parole, la voce umana (?), poesia italiana contemporanea, Viviana Leveghi

a Viviana
Amica o nemica dell’aria,
avemmo in sorte una voce.
Con essa,
disputammo l’azzurro al fumo, agli uccelli,
alle migrazioni,
e ne facemmo un tetto per non
morire nella nostra smania di terra.
A chi blandisce il mio cuore dovrò nasconderne il sangue.
La parola veste la voce,
le mette un cappotto di nomi,
di cómpiti,
e la sposa in seconde nozze
dopo aver coniugato la luce.
Non ho bisogno di Dio per voler bene agli alberi.
Alla parola seguirà il deserto,
ma alla voce non verrà meno l’oasi,
la remora, l’incertezza del bivacco.
Un cielo quasi impeccabile,
se l’incidente non fosse la vita.
[ Laureana Cilento, settembre 2024. Illustrazione: Viviana Leveghi. ]
Pingback: Gioielli Rubati 322: Carmine Mangone – Tiziano Gioiellieri – Luciano Orlandini – Francesco (Metasonie) – Silviatico – Filipa Moreira Da Cruz – Roberto Fontana – Carla Viganò. | almerighi
La vita non è mai innocente, per voler bene agli alberi basta che cocchi e cervello siano collegati al cuore. Tel la rubo per il Domenicale del 13 ottobre, ciao
Va bien, grazie Flavio.
Sul resto, poi, io non ho mai ragionato in termini di peccato, colpa, innocenza et similia. Credo però nella purezza possibile degli intenti, che è soprattutto un’apertura senza limiti (e senza preclusioni) al divenire di tutte le cose. Una sorta di lavagna su cui si torna a scrivere anche quando tutti i libri sembrano ormai superflui o inutili.
Non è questione di peccato, ma di pragmatismo che vita e natura esercitano con purezza
Intenso. Come solo te sai essere, my old friend…
Grazie, Sandro. Un caro saluto a te.