[ L’incipit di un nuovo mio testo… La fotografia è di Francesca Woodman. ]
Ci siamo mossi. Eravamo davvero convinti di muoverci. Ma non siamo andati molto lontano. Il mondo che credemmo a portata di mano è scomparso insieme a una parte delle nostre idee sulla trasformazione, sulla poesia, sull’amore. Poco male. Le idee non esauriscono il movimento reale del possibile e non potranno mai essere il fermo-immagine normativo del nostro divenire; lubrificano i meccanismi della volontà, ma non è detto che riescano a tenere al caldo le mani, gli occhi, le gambe.
La poesia verbosa è finita. Tornate alla luce. Scrivete soltanto per annientare le scritture inutili, superflue, ottusamente letterarie. Date aria alle parole. Trasformatele in pugni, in carezze. Trasformate l’idea stessa di trasformazione. Non fatevi deformare dalla negazione; non cercate di comprimerla dentro una frase, un verso, una vita. La vostra presenza non sarà mai completamente o perfettamente dicibile. Fate pace con l’indicibile. Dimenticatelo. La Terra si muove. Le stelle muoiono. Io, voi, non sempre.
La macchina sociale – la società con le sue macchine e le sue macchinazioni – irretisce le nevrosi di un’umanità infantilizzata dalla miserabile opulenza del capitale e le funzionalizza, le incanala, nell’incessante rilancio di un desiderio senza più progetto.
La mancanza di un progetto produce il deperimento dei corpi, delle parole, e fa del disavanzo una costante degli scambi emozionali.
Ogni separazione coatta tra i viventi valorizza allora l’infertilità delle passioni logorate dal consumo frenetico delle merci e diffonde sempre più le dinamiche depressive del «bicchiere mezzo vuoto».
La depressione è la vittoria dell’insufficienza emozionale e di relazioni nate già morte, ma è anche lo stadio ultimo dell’isolamento.
Una distesa inerte. Un astigmatismo del desiderio. Una visione allucinatoria del possibile.
Il deserto, l’oltre.
Non ci resta che disattendere. Disattendere tutto, anche la depressione. E respirare, traspirare, cospirare. Inutile scavare nella sabbia. Le oasi sono poche, affollate. Cosicché ci tocca ricreare il temerario, costruirci delle ali di cera, evacuare dal mondo dell’opinione i nostri desideri migliori e inventarci ormai una presenza del tutto aliena e inconvertibile.
Laureana Cilento, 18-19 luglio 2025 (continua – 1).
