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#parlaconlei, bel pensante, il libro come volontà e delusione, l'insopportabile questione delle parole, l'insurrezione che è, Liberami dalla parola che dura, Remedios Varo, ritornello
Il libro come volontà e delusione; ogni volta accudito, rilegato, e nondimeno aperto a relazioni sempre nuove col mondo.
Divenire un bel pensante. Titillare i concetti. Far bagnare il pensiero degli altri in modo da creare affezioni tra teoria e tumescenze.
Le parole dette non potranno mai sottrarsi alle parole da dire. Eterno ritornello: il nostro discorso è il circolo più vizioso. Dopo il dire, ci rimane tutto da ridire, da “rieditare”.
Quando non incombe alcun aggettivo sulla tua esperienza del mondo, sei forse al limitare di un impossibile?
La più grande fortuna, in punto di morte, sarebbe poter annusare per l’ultima volta il profumo del pane appena sfornato e cotto a legna. Uno dei ricordi più belli della mia infanzia futura.
Mi apro soltanto alla continuità dell’affetto, del dire. Il desiderio rimbalza tra l’arredo mentale dei giorni senz’alcuna via di scampo. Al di là di ogni improvvisazione, l’alba segue sempre la notte, tranne che nella poesia dei perdenti.
Non si tratta di cancellare le stelle. Anzi, bisogna saper costruire un proprio zodiaco tra gli incroci degli occhi.
Chi potrà amare quanto ti ho detto con amore senza fermarmi al dire? Chi riuscirà a dissipare l’ultima nebbia del poeta?
L’insurrezione che è già qui – e che non mi ha mancato – nonostante i vostri sforzi.
Ho sempre parlato solo a te, in questi anni. Tu che sei stata per me il rigore delle abitudini senza padroni – e tu stessa l’abitudine meno irriflessa, la più bella, la meno disposta a farsi schiacciare da quel mio ordine mobile che è nato proprio a partire da essa.
Ho sempre parlato solo alle tue intelligenze, ad ognuna delle tue intelligenze. Le voci schiaccianti di alcuni momenti – troppo sani o troppo folli – ci portano però, puntualmente, a ricombinare la bellezza delle nostre abitudini. Amore è anche questo, forse soprattutto questo.
Non mi son mai sentito spaesato dentro le mie parole. Ho sempre detto ciò che veniva taciuto dal generico potere di dire. Il che non significa che io debba per forza qualcosa alle mie parole. Insieme a me, restano pur sempre libere di contraddire tutte le mie mancanze.
10 maggio 2014. L’illustrazione è un dipinto della pittrice Remedios Varo (“Armonia”).
Anche io ti parlo. Cercando di uccidere l’aspettativa per accendere quelle stelle.
L’attesa è già uccisa dalla scrittura. Scrivere serve forse anzitutto a questo: perseverare in qualche luminescenza accorata anche quando la notte senza stelle invade.
Parlare diventa allora un costruire carezze e barricate dentro la continuità del mondo.
E le barricate stesse sarebbero ponte.