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[ Nel video, gli ultimi due minuti di una performance tenuta a Roma il 17 settembre 2019. Al clarinetto basso: Roberto Fega. Insieme a Simone Lucciola si presentava Vieni: tumulto, carezza presso i locali di Zazie nel metrò. La registrazione (amatoriale) è di Barbara Pernaselci. Le foto in calce al post sono della fotografa ungherese, naturalizzata messicana, Kati Horna. ]

 

 

Io sono e resto un anarchico, ma non credo all’anarchia. Non ripongo infatti alcuna fiducia nella società umana, neanche in un’ipotetica, futuribile società anarchica.
All’interno del mondo, nell’immediata fruizione della mia presenza, io sono e resto per il branco dei pari, la comunità degli egoisti, la falange spartana degli amanti. Concepisco e pratico l’amicizia, non la solidarietà. Provo affetto e tenerezza per i viventi, ma non faccio della vita un valore. Non esiste alcun valore per chi nega le rappresentazioni sociali del mondo. Neanche l’amore e la poesia possono stabilire una misura. Ogni cosa muore. Ogni cosa dev’essere strappata senza posa alla morte. La potenza è il movimento inarrestabile della materia che si ricombina. Nel vorticare dei mondi, siamo sempre in piena origine. Ogni cosa vive, ogni cosa ambisce a continuare il movimento, anche le pietre, anche i buchi neri della tenerezza. Io sono vivo, sono niente, sono un niente che rinfocola il tutto. La mia testa abbraccia la materia del cosmo affermando la continuità di tutte le cose. Il senso non esiste. Io esisto al di fuori del senso. Sono già morto, sarò sempre vivo. Nessuna pietà per la pietà.

Carmine Mangone, Vieni: tumulto, carezza, con illustrazioni di S. Lucciola, stella*nera, 2019.

 

 

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