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Io festeggio il mondo ogni giorno – e le pietre rotolano contente sotto il cuore – anche quando il mondo frena, inciampa, si perde, ed io guerreggio con esso.
Ardire un sorriso. Ardire il sole. Ardire la pervicacia della faina combattente.

Il mio più grande augurio è che tu possa godere dell’assoluto mondo senza sensi di colpa e rispettando criticamente le contraddizioni dell’Altro. Quanto al resto – che stenta e che si lascia solo comprare –, lascialo pure all’insipienza dei moralisti d’ogni risma.

Oggi lascio entrare il vento
e addomestico i pensieri fragili.
Grecale vortica.
Dubbio incespica.
Tenacia d’ulivo comanda l’inverno.

Una bellezza inutile, una poesia inutile, contro l’esultanza di un codirosso che zampetta sotto un cielo azzurro e freddo regalandomi una compassione senza più Dio.

Dovremo strappare i tumulti gentili della materia alla tristezza dei servi. Dovremo morire mille volte e preparare il corpo alla grande vita della terra.

Sei sempre stata l’amica di ciò che io sono in te.
Simile ad acqua in direzione della sete.
L’amicizia è la morte dell’odio,
non l’odio della morte.
Lasciare un margine al seme,
alla nuvola, all’innervamento.
Parlarti con parole colme, fertili,
senza mai giurare su ciò che saremo.
L’erba, nonostante tutto,
riconosce anche il verde che non ho.

Gennaio 2020. Fotografie di Katerina Plotnikova.