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Ricucire con l’ironia le vele strappate dalle contraddizioni del vivere. Imparare a sottrarre dubbio alla propria potenza. Aderire alla vita e alla morte. Incorporare leggerezze a scapito di ogni gravità di pensiero. Avere un mare storto dentro l’orizzonte e respirare la luce che ci sottrae ai giorni soliti.

Verbi all’infinito mi accompagnano
senza far rumore,
mentre rincaso per la strada di sempre
e che non è mai la stessa.

L’amore e la critica dell’amore sono contenuti in una parola che non mi possiede e che tu dimenticherai costruendo il sollievo.

In una curva, do la precedenza a una volpe che mi attraversa il destino, e mi chiedo quante morti avrà vissuto, il piccolo animale, prima che io mi avvedessi della nostra verità.

Ho leccato l’interno delle tue cosce,
ho piantato il mio seme dentro la morte delle parole,
ho pianto un intero corpo per avere più destino.
Tu non sei mia.
Tu non sei di nessuna poesia.
La vita ti sedimenta in zolle,
in nidi pullulanti,
in carne di destrezza.

Laureana Cilento, 19-21 febbraio MMXX. Foto: Riae.

 

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