ad Angela Falchi

 

30

Non se la prendano i tuoi occhi verdi per
il cardo che urla contro la piattezza dell’erba.
La poesia torna ogni anno con la fioritura del
nespolo e ride sguaiatamente contro
l’inerzia degli dèi.
Noi, per intanto, facciamo l’amore anche in
contumacia.

 

31

Mi limito a parlare a voi,
mentre vorrei parlare a ogni filo d’erba.
La borragine in fiore mi ride in faccia,
la poiana sopra la mia casa mi compatisce,
le nuvole nere che corrono verso Nord
mi attraversano con ogni goccia di pioggia.
Tutto questo mi è intollerabile.
Intollerabile come le carezze che non ho dato.
Intollerabile come le stelle in cui non mi sono perso.

 

32

Non posso prometterti di non aver paura delle
tue paure,
non posso accogliere il mare che ci separa,
mi rifiuto da sempre alle polveri bagnate del dio che
non voglio essere.
Come dirti che ti amo più della puttana poesia e
del compagno incendio?
Come far passare per amico,
lungo la vita,
il martello delle nostre migliori contraddizioni?

 

 

33

Quando leggo le vostre stronzate su poesia, amore
e rivoluzione,
faccio come il cane che alzasse la zampa per
pisciare contro il risibile cavallo di Troia che
cercate d’insinuare nel mondo.
La mia città è già bruciata.
La mia insurrezione è già ai confini
della vostra paura.
Il mio amore si spara un colpo in testa ogni giorno per
non darla vinta alle vostre parole di merdosi piccolo-borghesi del cazzo.

 

34

Le mie braccia sono ormai un calco del
nostro desiderio più refrattario alla logica.
L’amore che ti voglio mi travolge.
Non ci sono argini.
Non ci sono padronanze nello smarrimento delle
servitù romantiche.
Ho perso.
Ho sempre perso contro quest’amore che mi fa
vincere ironicamente ogni materia ingenua della morte.

 

Laureana Cilento, febbraio-aprile 2021. Illustrazioni: Moony Khoa Le [moonywolf].