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Cristiana Danila Formetta, letteratura erotica, Lulu che fa Storie, Meravigliosa Ossessione, racconti

Quattro differenti città fanno da sfondo a quattro storie di passione estrema.
A Parigi, l’affascinante ereditiera Bella Dane si rivolge a uno psicologo per curare un disturbo d’ansia. È il pretesto per lasciarsi andare a confidenze molto intime.
A Los Angeles, Eva vorrebbe tornare nella vita dell’ex marito proprio quando lui sembra averla dimenticata.
A Roma, Livia si lascia trascinare in un gioco di seduzione fatto di sms erotici, lussuria, e inganno.
A Manchester, una donna misteriosa si prepara all’incontro con un vecchio amante.
Quattro racconti ambientati in quattro città del mondo, perché ogni strada ha la sua storia, i suoi segreti, le sue perversioni declinate in mille colori diversi. E che ci crediate o no, un cuore oscuro ha più di cinquanta sfumature.
Occorre ripensare la potenza dell’eros. Occorre inventare un nuovo genere per l’affetto, una nuova avventura affettuosa contro la stanchezza e la decadenza pornografica dell’amore […] e riappropriarsi di quell’indecenza che ci farebbe tornare ad essere toccanti, affettuosi. – da Ripensare la potenza dell’Eros, appendice a cura di Carmine Mangone.
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Cristiana Danila Formetta, scrittrice salernitana, ha pubblicato diversi libri di genere romantico ed erotico, tra cui La vita sessuale dei camaleonti (Coniglio Editore), il galateo erotico Sesso senza vie di mezzo (Pendragon), il romanzo Claudia sa ascoltare (Emma Books), e il nuovo Manuale di Tecniche e Strategie di Scrittura Erotica (Falco Editore). Ha curato inoltre l’antologia contro la violenza sulle donne Se l’è cercata (Teomedia Editore) e collabora con diverse agenzie di servizi editoriali, alternandosi nel ruolo di revisore testi e ghostwriter.
Nel 2018 ha dato vita a LULU CHE FA STORIE, collettivo artistico/letterario che mira a consolidare un’alleanza di scrittori indipendenti e sperimentare nuovi percorsi artistici. LULU CHE FA STORIE si pone come alternativa all’editoria tradizionale e si impegna per un mondo in cui i libri e gli ebook siano destinati alla condivisione e all’uso illimitato, senza restrizioni da parte dei monopoli aziendali. Per questo motivo tutte le pubblicazioni sono distribuite con licenza Creative Commons. Il suo ultimo libro è Tradiscimi (Carpa Koi, 2021).
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CRISTIANA DANILA FORMETTA, estratto dal racconto Blue Eden:
Non dormo più con lui. Non per tutta la notte almeno. Resto distesa sul divano a guardare la televisione fino a tardi, poi verso le quattro del mattino lo raggiungo a letto come nulla fosse. Giorgio non nota niente. Continua a russare e al mattino mi porta il caffè. Mia madre dice che la sua gentilezza non è normale. Ha ragione, ma l’alibi dell’insonnia mi protegge. Di notte su questo divano prendo il tuo ricordo e me lo stendo addosso come una coperta. Ricostruisco la carne, i muscoli e la pelle in un incastro indecente. Sento il calore del tuo respiro dietro la nuca e immagino che tu sia qui, disteso insieme a me, il tuo petto contro la mia schiena, il tuo cazzo contro il mio culo.
Giorgio non sospetta di niente. Lui mi ama e sa che fin da bambina ho problemi a dormire. Dice che l’insonnia è una vera e propria malattia perciò è molto comprensivo, specialmente adesso che mancano pochi giorni alle nozze. Sì, sto per sposarmi. E dire che avevo giurato a me stessa di non ricascarci mai più.
Non so spiegare cosa mi ha fatto cambiare idea, sarà che anche la solitudine è una malattia, al pari dell’insonnia, e diventa più grave con lo scorrere del tempo.
Il tempo che passo a guardare la televisione.
Il tempo che dedico a scrivere su questo taccuino.
Il tempo perso nei sogni e nei ricordi.
Ho sognato ancora quel motel giù a Ventura, quello dove c’erano campi di cipolla tutt’attorno. Ti ho visto che chiudevi le finestre per impedire che il tanfo impregnasse pure il letto, poi mentre ero mezza addormentata, hai tirato fuori la pistola e me l’hai ficcata tra le gambe.
Mi hai chiesto se ti amavo per davvero e se ero pronta a morire per te.
Io ti ho risposto che ero pronta a fare qualunque cosa, a morire oppure a uccidere, solo per salvarti.
I promise that I will stand by you.
In sickness and in health.
For better and for worse.
For richer and for poorer.
For as long as we both shall live.
Le promesse sono la nostra risposta alle ossessioni. Suona cinico ma è la verità. Io sono ossessionata da te, Adam. Non è sano, così mi faccio del male, ma continuo a cercare i tuoi occhi tra la folla di sconosciuti che mi sfiora per strada. È un esercizio quotidiano, un appuntamento fisso che si ripete, doloroso.
I tuoi occhi sono l’unica cosa che voglio ricordare di quell’ultimo giorno a Melrose. Occhi blu intenso, con una impercettibile sfumatura verde nei pressi dell’iride. Tutto il resto è sepolto dai ricordi, cancellato dal veleno che ci siamo sputati addosso. Mi chiedo cosa rimarrà di te quando cercarti non avrà più senso. Nemmeno i tuoi occhi, forse. Solo un ritaglio di giornale e la tua foto con le manette ai polsi.
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CARMINE MANGONE, estratto dall’appendice (Ripensare la potenza dell’eros):
(…) L’idea di possesso è un’idea maschile. Un’idea colonizzatrice, pervertitrice, che ha generato l’orrore umano della proprietà privata (territorio degenerato in chiusura valorizzata, esclusiva).
In realtà, non si possiede alcunché. Si possiede forse il denaro, le idee, una donna? No, affatto, se non nelle dinamiche di una dipendenza in cui anche i possessori sono posseduti (e soggiogati) dai valori che credono di detenere, di governare.
Il possesso è un pervertimento dell’appartenenza, un mascheramento delle proprie dipendenze. È la dinamica umana (maschile) che crede di irreggimentare le appartenenze e i concatenamenti di un universo che, in realtà, è sommamente irriducibile e ironicamente quantistico.
Il problema autentico, in realtà, non è possedere sessualmente il tuo corpo. Il problema vero è credere che possedere il tuo corpo possa comprenderti tenendoti dentro la mia comprensione. Il possesso nasce dalla volontà di occupare le mie mancanze attraverso la coartazione della tua presenza dentro di esse, dentro il mio mondo insufficiente. Henri Michaux si sbagliava: l’amore non è un’occupazione dello spazio. L’amore, se mai, è un attraversamento di tutti gli spazi, di tutti i mondi che possiamo generare insieme (nelle nostre menti, nei nostri corpi) contro l’affermazione autoritaria di un mondo univoco, unitario, spettacolarmente e infinitamente consumabile.
Bisogna costruire una tenerezza che sappia rintuzzare la paura della comprensione e trasformare i desideri particolari in una relazione affettuosa il più compiuta possibile. Occorre uscire dalla logica dello scambio, dall’asimmetria dei valori sociali. Bisogna sganciarsi dalle dinamiche di potere che incolpano e accorpano l’Altro, come pure dalle tendenze sacrificali che vengono a legittimarsi nell’ambito dell’amore. In altri termini, bisogna desiderare e concretizzare, in accordo o in comune disaccordo, delle relazioni dove ciò che si dice amore – consonanza critica dei nostri affetti – non limiti l’autonomia consapevole del singolo. (…)