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Romina Capo, Carmine Mangone, Più cocciuti della morte, ebook, Ab imis, 2023, con fotografie di Nella Tarantino.

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ESTRATTI:

[ Romina Capo > ]

Come guarderemmo il cielo
in coscienza di vicendevolezza?
Ciò che è mancato
ha in_certo varcato una soglia
barattato con altro .non un senso
di retorica per ogni carezza
istupidendo vite foglia per foglia

Il bocciolo riconosce allo stelo
la vera bellezza .lì dall’alto
si fa vanto dello slancio di tanto
generosa benevolenza
Non si lascerà dire .nemmeno
nel tradimento d’un mormorio di ruscello
non un vocabolo .nessun possibile

fraintendimento.

[ Carmine Mangone > ]

Un bel giorno, dentro i corpi che tenemmo fuori dal tempo, fummo precettati dalla primavera improvvisa di un entusiasmo e facemmo nostra la sfacciataggine di una comunanza senza ritorno.
Potevamo attenderci uno smacco, certo, ma non per questo ci trovammo intimoriti dall’attesa, dall’imperizia.
Mettemmo nel conto l’inciampo, non l’impostura, e i nostri occhi si adagiarono in ogni baluginio del sottobosco.

Il sottobosco è erotico. Il sottobosco è l’improntitudine della faina in agguato. Vi accadono inferenze, tumulti gentili, cose che son madreviti, vite madri. – Spazio per apposizione, non per detrazione, ove i pensieri gioiscono senza modestia e accolgono senza giudicare.
Vi giungemmo per un tentativo di consonanza, di petulanza, in un arbitrio ironico del corpo che ci rese ammissibile ogni deficit di creanza.

Che dire però di alcune mancanze della parola che ci legò?
Niente, se non la portanza del sangue che ancora ci spinge.

La poiana sgrida il cielo o
semplicemente lo saluta.
La volpe grida al mondo o
semplicemente lo attraversa.