dovrei esser felice delle ombre che stridono
dovrei stridere insieme alle ombre
stringere e stridere
stridere e stringere
dovrei mangiarle le ombre
sedermi in un angolo e mangiarle
mangiare legno
mangiare aria
respirare perfino gli avverbi dei discorsi fragili
ho sentito la tua voce farsi acqua e
smentire il grigio
ancora in debito d’una festa essenziale
siamo nel tetto crollato la
protervia senza nome
26-27 settembre 2011
che meraviglia carmine.
acqua pura la sua voce e lei.
stridere e stringere, questa notte o tutte le notti.
così
Eppure, credimi, tutto è partito dal brano (stupendo) degli EN riascoltato ieri sera. Volevo rendere in poche parole certi passaggi di The garden. L’uso della sillaba stri, ad esempio, non è casuale, benché dettata dal mio inconscio. Senti come “suona”?
Un gioco, insomma, che come sempre accade in questi casi mi ha preso un po’ la mano.
benedetta mano