Poeta ed aforista, il belga Louis Scutenaire (1905-1987) nacque a Ollignies, una frazione del comune di Lessines – dove nel 1934 ebbe i natali anche il situazionista Raoul Vaneigem, che ha prefato nel 1991 il volume dedicato al suo conterraneo dall’editore Seghers per la nota collana Poètes d’aujourd’hui.
Scutenaire ha fatto parte del gruppo surrealista belga fino al secondo dopoguerra. Avvocato penalista, era noto per difendere poveracci e criminali comuni manifestando spesso in maniera franca le sue idee in aperta rottura col sistema politico e culturale. È conosciuto soprattutto per i suoi aforismi, raccolti in alcuni volumi a partire dagli anni Quaranta.
L’uomo è un idiota, compreso Pascal.
Parlerei a Dio, se n’avessi voglia.
Perdo spesso la testa. Non me la riportano mai.
Di vivo c’è solo l’insondato, perché il pensiero non risparmia mai le sue prede.
Un poeta è un povero diavolo che scrive poesie.
Apprezzare uno scritto senza conoscere il grugno dell’autore ci espone ad errori di valutazione.
Sono a carico di me stesso.
Organizzare una spedizione per esplorare il banale.
Condividere le mie opinioni non accredita nessuno presso di me.
Si viene sempre puniti, per il male che non abbiamo fatto.
Bisogna guadagnarsi anche la morte.
Il miglior cemento di un popolo è la stupidità di chi ne fa parte.
Ah! Questi uomini tutti nudi che non mostrano mai il culo!
Mi sento così giovane! Sarà che intorno a me ho l’eternità.
La personalità è il guardaroba dell’io.
Di fronte all’impossibilità di sapere tutto, i più hanno scelto di non sapere niente.
Chi ha bisogno di una metafora per esprimere o comprendere la meraviglia rappresentata da un vecchio suonatore d’organino all’angolo di una strada senza importanza, è solo una carogna.
Le sfumature, ce le terremo per più tardi.
Ogni pensiero è un pressappoco.
Lo sgraffignare e l’eredità sono le due mammelle della ricchezza.
Dio, il gargarismo migliore.
Interiezioni utili all’apprezzamento dei poeti: Monumento di stearina! Stronzo d’orologiaio!
Sono un sentimentale rabbioso.
Ovunque si vada, non ci si allontana dal mondo.
Spesso, invece di pensare, ci facciamo delle idee.
È sorprendente quanto gli onesti abbiano una perfetta conoscenza della puttanaggine.
Fare il meno possibile il mio sporco mestiere d’uomo.
Io non sono uno scrittore, bensì un essere sonoro.
Il cristianesimo inchiavarda vulve.
Volete scrivere che piove? Non scrivete semplicemente: «Piove». Significa contare troppo sull’immaginazione del lettore. E poi, non piove nei libri.
Siamo tutti affetti dal volto umano.
L’uomo, creatore della noia.
Che la vita umana sia di nessun valore è una ragione in più per non sprecarla.
Il motivo per cui scrivo è spingere gli altri a svaligiare un ufficio postale, ad accoppare lo sbirro, il padrone, a distruggere l’ordine sociale. Perché qualcosa m’incomoda: un disgusto, un desiderio.
Chi ama davvero la vita non può odiare la morte.
Con ogni probabilità, l’uomo risulterebbe un animale abbastanza sopportabile se acconsentisse a farsi scocciare un po’ meno da chi vuole renderlo felice.
(Mes Inscriptions I, 1943-1944)