Tag

Robert Desnos (1900-1945) è stato uno dei più grandi poeti surrealisti. Benché abbia fatto parte del gruppo parigino solo per pochissimi anni, venendone espulso nel 1929 per le sue critiche verso l’impegno comunista di Breton e compagni, Desnos ha lasciato una traccia indelebile, firmando decine di testi di una freschezza disarmante.
Internato nel lager di Terezin per la sua attività di resistente, muore per malattia e stenti un mese dopo la liberazione del campo da parte dell’Armata Rossa.



Destino arbitrario

a Georges Malkine



Ecco venire il tempo delle crociate.
Dalla finestra chiusa gli uccelli si ostinano a parlare
come pesci d’acquario.
Davanti ad un negozio
sorride una bella donna.
Felicità non sei che cera per sigillare
ed io passo come un fuoco fatuo.
Un gran numero di guardiani insegue
una farfalla inoffensiva evasa dal manicomio.
Essa diventa sotto le mie mani pantaloni di merletto
e la tua carne d’aquila
ô mio sogno quando t’accarezzo!
Domani si seppellirà gratuitamente
non si avrà più il raffreddore
si parlerà la lingua dei fiori
ci s’illuminerà di luci a tutt’oggi sconosciute.
Ma oggi è oggi.
Sento che il mio inizio è prossimo
simile al grano di giugno.
Gendarmi ammanettatemi.
Le statue si voltano senza obbedire.
Sul loro zoccolo inciderò insulti e il nome
del mio peggior nemico.
Laggiù nell’oceano
Tra due acque
Un bel corpo di donna
Fa indietreggiare gli squali
Che salgono in superficie ad ammirarsi all’aria
e non osano mordere i seni
i seni deliziosi.



I tuoi amanti e padroni

a Janine



Non si scrivono le iniziali col gesso
nella foresta bianca dell’amore.
Un eterno mietitore cancella i quadri neri dei calcolatori
città di gelatina che compiaci i ragni tu tremi quando io parlo
Il fumo ha un posto di rilievo nella mia vita.
E qualche tigre feroce mi ha ricalcato
sul petto il riflesso dei suoi occhi gialli.
Un recinto di tabacco ed iris
Ecco la fortezza
del tribunale del
fiume dove volteggiano
cento pesci.

“Destinée arbitraire” e “Tes amants et maîtresses”. Poesie tratte dalla raccolta C’est les bottes de 7 lieues cette phrase “Je me vois” (1926). Traduzione di Carmine Mangone.



Pubblicità