Sono lieto di proporre il promo del cortometraggio Bendola, scritto e realizzato da Lorenzo Di Loreto (lavoro che uscirà nel febbraio 2012).
Contiene alcune mie parole. Parole che erano nascoste in qualche cassetto della memoria e che non miravano, originariamente, ad essere esposte, appartenendo infatti ad un’opera del 2009 che è e resterà inedita per mia espressa volontà.
Queste parole le ho donate però a Lorenzo e al suo lavoro perché dentro la sua idea, dentro questa produzione, vi ho sentito forte un gesto d’amore, di rispetto, e probabilmente una ferita, una ferita cui dare un senso, un destino.
Non credo di essermi sbagliato. Ma ne riparleremo a febbraio. Buona visione.
…i due bimbi giocarono a nascondino per diverse notti / finché lei / non decise di accendere la luce…
Di slancio. Come un dado con sei facce uguali. La luce e le sue impossibili definizioni.
…lui le prese le mani / vi disegnò la linea della vita / perdeva ogni ritegno con lei / non voleva che morisse / stringendole le mani sentì il tepore del sollievo / quella linea / sarebbe stata il loro cerchio per sempre…
Grazie Carmine per avermi accolto in questo blog.
Non sbagli affatto quando sostieni di aver sentito un gesto d’amore e di rispetto in questa produzione.
Brandelli di memoria sospesi tra immagini appannate e vivide ferite a cui assegnare infine uno spazio speciale nell’enorme scaffale della vita, dei ricordi.
Un rispettoso sentito omaggio a un’amicizia speciale tra due ragazzi.
Uno sguardo sognante impietosamente lacerato da una banale e cruda realtà che invece non ha alcun rispetto per i sogni.
Ma a separare questi due ‘mondi’, apparentemente così lontani e inconciliabili, c’è un confine sottile e sfuocato. Un luogo magico e senza tempo in cui deporre il dolore e i rimorsi fino a riempire il vuoto; fino a trasformare il solco in una lunga e ininterrotta linea colma d’amore e perdono. Quella linea sarebbe stata il loro cerchio per sempre.
Se posso andare fiero di questa produzione lo devo anche a te, caro Carmine, molto più di quanto tu possa immaginare. Tutta la mia vita è costellata di incontri apparentemente casuali che hanno fatto sbocciare qualcosa di buono. Questa volta ho incontrato una penna straordinaria e un animo gentile. Grazie dal profondo del cuore!
Lorenzo Di Loreto
Caro Lorenzo,
credo che il creare linee, segmenti (che poi sono insieme di punti) sia essenziale per non rinchiudersi nei cerchi delle pretese o dei rimpianti.
Linee che non sono necessariamente binari (strade), quanto piuttosto delle scie, dei solchi, dei corrugamenti della memoria.
Paradossalmente, questo tracciar linee ci occorre per spezzare la feroce, inesorabile “rettitudine” del tempo; per metterci di traverso ad essa ed attutirne l’impatto.
Mi rendo poi conto di quanto le linee di cui parlo siano tentativi di attraversamento, di oltrepassamento.
Non ho mai creduto che si possa superare hegelianamente qualcosa. Penso che ci portiamo via quasi tutto, in forme diverse, che vanno mutando e metamorfosandosi. Una sorta di zavorra, insomma, che è il bagaglio delle nostre esperienze, della nostra presenza.
Quel tracciar linee ci consente forse un alleggerimento, un sollievo, qualcosa cui appoggiarci per non variare l’andamento che desideriamo imporre al nostro destino.
Il caso non esiste. C’è sempre una logica nell’incrocio delle linee.