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Non state a strusciarvi contro l’aratro
Le sue braccia non sono migliori delle mie
Quando la mia carne incolta v’impastava
La sua forte fibra ripudiava le finzioni della lana
Meglio d’un portale ch’escluda la ruggine
Vi toccavo senza ridurmi
Il freddo godeva dell’alcova
Acrobazia della presenza
Che interrompe la descrizione
Non s’affonda il piede nella sorgente
Per apparire simili al mandorlo
Non ci si perde nel sogno
Per guadagnare la strada a noi cara
Non si dà al cane la lanterna da leccare
Liberi dai pidocchi dell’ombra
Si abborda la fame delusa
Come borgo siccitoso
Café-chantant indiavolato
Quest’epidemia di fuoco
Guarisce dall’umiltà
Io mi sopprimo vi alloggio
Profumate la mia soglia minacciosa.
“La récolte injuriée”, in: Dehors la nuit est gouvernée, 1938, Éditions G.L.M.
Traduzione di Carmine Mangone.