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anarchismo, Ascaso, Buenaventura Durruti, CNT-FAI, Colonna Durruti, InfoAUT, Jover, Los Amigos de Durruti, retrostalinismi, rivoluzione spagnola, Solidarios, Spagna 1936
Non credo che la vita di un rivoluzionario come Durruti si possa condensare agevolmente in poche battute.
Come si fa, infatti, a non ridurre in un mero elenco di dati biografici l’intero percorso di lotte di un sovversivo come Buenaventura Durruti? Come si fa ad impostare il più correttamente possibile l’uso degli elementi storici di cui siamo in possesso al fine di trarne un qualcosa che possa restituirci fruttuosamente la presenza e le idee di coloro che poniamo sotto il riflettore della nostra critica e del nostro amore? In che modo si può scrivere la Storia degli uomini senza scadere in una storiografia dozzinale, irritante e degna solo del peggiore “Bignami” ideologico?
La notizia che Durruti fosse un anarchico, almeno a partire dal 1920 (lui che era nato nel 1896), la potrebbe acquisire con facilità anche il lettore più sprovveduto. Basterebbe aprire un qualsiasi libro di storia che parlasse della guerra civile spagnola del 1936-’39, e Durruti vi verrebbe sicuramente citato almeno come “comandante” della più nota colonna di miliziani anarchici, che prendeva peraltro il suo nome (la Columna Durruti, appunto); oppure sarebbe sufficiente rifarsi alle notizie reperibili sul web, anche interpolando banalmente le informazioni specifiche che si possono attingere da siti come Wikipedia, Anarchopedia et similia.
Insomma, basterebbe davvero poco per avere la certezza che Durruti fosse anarchico e che avesse orbitato, dal 1920 fino al giorno della sua morte, senz’alcun cedimento, intorno agli ambienti dell’organizzazione anarcosindacalista spagnola CNT-FAI.
Invece, l’anonimo estensore di una nota apparsa sul sito InfoAUT*, in occasione dell’anniversario della nascita di Durruti (che cade il 14 luglio), è riuscito nell’incredibile impresa di scrivere due cartelle da 2000 battute a proposito dello spagnolo senza mai usare i termini “anarchia”, “anarchico” o “anarchismo”!
Ora, glissando sul fatto che il nome di Durruti, nel titolo del post, diventi incidentalmente Benaventura (sic) e che l’acronimo CNT, in tutto l’articoletto, venga reso di genere maschile (mentre la sigla sta per Confederación Nacional del Trabajo, ossia Confederazione Nazionale del Lavoro), non si può che restare sconcertati sia dal tentativo “buonista” di ridurre Durruti in una poltiglia meno ostica da digerire ai più, sia dalla smaccata pretesa di potergli ritagliare un ruolo quasi avulso dal contesto storico e rivoluzionario in cui operavano quei “cattivoni” degli anarchici.
Così, si parla dei suoi anni trascorsi in America Latina, ma si omette giudiziosamente il fatto che vi avesse compiuto, insieme ai fratelli Ascaso e a Gregorio Jover, un vero e proprio tour di rapine finalizzato a raccoglier fondi per le attività sindacali (cfr.: Osvaldo Bayer, Gli anarchici espropriatori, Archivio Famiglia Berneri, 1996, pag. 23 e sgg.).
Allo stesso modo, contrapponendo in modo mistificatorio Durruti ad una presunta e belluina ferocia della base anarchica, l’estensore della nota lo “incensa” per aver salvato la vita di un prete (Jesús Arnal Pena, diventato poi uno dei “furieri” della Colonna) – cosa d’altronde assolutamente vera –, ma evita accuratamente di dire che Durruti aveva fatto parte dei Solidarios, il gruppo che difendeva a mano armata gli elementi sindacali dalla violenza dei pistoleros del padronato, e che proprio i Solidarios, il 4 giugno 1923, avevano giustiziato l’arcivescovo di Saragozza, che era notoriamente uno dei finanziatori dei pistoleri blancos.**
A questo punto, viene da chiedersi a chi giova un così evidente pressappochismo. Non si comprende infatti il vago retrostalinismo di certe reticenze sull’anarchismo conclamato di Durruti.
Intendiamoci, la figura di Buenaventura Durruti appartiene a tutto il movimento rivoluzionario passato, presente e futuro; non deve certo restare appannaggio dei chierici dell’anarchia, né diventare un santino da rispolverare ad ogni stanca commemorazione del 19 luglio 1936.
Ma, se la rivoluzione è anche l’affiorare delle evidenze – il ribaltamento del falso attraverso l’affermarsi insurrezionale dei movimenti reali –, non si capisce perché dei “rivoluzionari” debbano mistificare fatti storici noti a tutti.
È come se io scrivessi due cartelle su Gramsci senza mai dire che era un comunista – o qualcosa del genere. Chiaro il concetto?
Ultima cosa (per coloro che vogliono intendere): gli scontri del maggio 1937 a Barcellona devono restare un grande insegnamento per i compagni rivoluzionari di oggi e di domani. Se mai dovesse ricapitarci l’occasione storica di avere il coltello dalla parte del manico, non possiamo farci defraudare nuovamente dagli aguzzini autoritari della rivoluzione, neri o rossi che siano, e nemmeno da quei compagni libertari che vorrebbero patteggiare acriticamente con le forze partitiche e stataliste. Valga dunque una volta per tutte l’insegnamento di Los Amigos de Durruti, gruppo dissenziente all’interno della CNT, che nel maggio ’37 chiedeva a gran voce (e inutilmente): «Una Giunta rivoluzionaria. Fucilazione di tutti i colpevoli. Disarmo di tutti i Corpi armati. Socializzazione dell’economia. Scioglimento dei Partiti politici che hanno aggredito la classe operaia. (…)» (da un volantino dell’epoca, che si riproduce in calce).
* Si può scaricare il pdf del post qui (file creato il 14 luglio 2013 alle ore 20:17).
** Per la cronaca, l’episodio del volo su Huesca, ricordato nella nota di InfoAUT, viene raccontato da Jesús Arnal Pena nelle sue memorie. Tre frammenti di queste sono riportate in: Hans M. Enzensberger, La breve estate dell’anarchia, Feltrinelli, 1972, passim. Per chi volesse approfondire, si rimanda comunque alla migliore biografia del rivoluzionario spagnolo: Abel Paz, Durruti e la rivoluzione spagnola, coedizione BFS, Zero in condotta, Edizioni La Fiaccola, 2010.
Anche per Sole gli affetti da demenza precoce di info aut hanno dimenticato di scrivere che era Anarchica… è evidente sia una continua linea cui si attengono con precisione.. che dimostra la pochezza e l’infimo valore politico di questo settore. un fatto grave che va oltre la cialtroneria teorica e che svela quanti nemici ci siano dentro quella minoranza sociale con cui in teoria dovremmo lottare contro il potere.. svela quanti capetti autoritari e gerarhcie abbruttiscano certi ambienti.. infine mi chiedo il senso di questo loro manifestare ignoranza e volgarità.. quale il motivo delle loro provocazioni? spezzare il fronte no tav? quale logica mostrare una tale mancanza di libertà..? quale libertà possono volere questi che si comportano così? credo sarebbero solo i nuovi padroni… e come giustamente dice Carmine non dovremmo ricadere negli stessi tragici errori che la storia ci ha fatto vedere.. quanti nemici intorno .. esterni ed interni per un movimento anarchico che mi appare fragile e che con difficoltà riesce ad incidere sul reale..?
http://www.infoaut.org/index.php/blog/storia-di-classe/item/2075-11-luglio-1998-muore-maria-soledad-rosas
“Il 5 marzo 1998 era stata arrestata insieme al suo compagno Edoardo Massari (Baleno) e ad un altro militante rivoluzionario, Silvano Pellissero.” … veramente vergognoso perchè chiaramente deliberato.
Sarò semplicistico, ma pare che la possibilità che persone si possano avvicinare all’anarchismo fa più paura di Caselli, tsk.
A questo punto, ritengo necessario tornare su tutta questa faccenda e affondare ulteriormente i colpi.
Pensavo (speravo?) che la loro noterella su Durruti avesse un carattere episodico. In realtà, mi sembra ormai evidente che ci sia, da parte di InfoAUT, una deliberata e grossolana azione confusionista, revisionista, se non addirittura anti-anarchica.
Ne riparleremo comunque nei prossimi giorni, non appena avrò tempo e agio per dedicarmi ai nostri cari retrostalinisti con la dovuta attenzione.
Non sono particolarmente stupito, intendiamoci (buon sangue stalinista non mente, I know), ma disgustato sì.
è esattamente una loro “linea editoriale” revisionista d’accatto che nega l’Identità Politica di Anarchici che hanno pagato purtroppo caro l’essere anarchici.. concordo con l’approfondire questa deriva canagliesca ..saluti..
Mosso da furore 😀 ho spulciato l’elenco della sezione “Storia di classe “, anche nell’articolo che allego si può riscontrare una certa reticenza, per non parlare della scelta di ritagliare l’immagine o forse sono pedante ?
http://www.infoaut.org/index.php/blog/storia-di-classe/item/3499-15-dicembre-1969-la-morte-di-pinelli
ad ora il peggiore esempio di bieco ideologismo mi pare quello su Bresci dove riescono a negare l’identità politica e umana di ben 4 anarchici: Passannante. Acciarito Merlino e Bresci.. leggo su Pinelli ora..
Mi sembra proprio un vizio, leggi questo … http://www.infoaut.org/index.php/blog/storia-di-classe/item/2203-29-luglio-1900-gaetano-bresci-uccide-il-re
Sì, l’avevo letto poco prima che tu mi lasciassi il link (grazie!). A questo punto, mi sembra chiaro che certi “occultamenti” siano deliberati. La cosa assume quindi una sua gravità. Evidentemente, non siamo in presenza di semplice pressapochismo storiografico.
Ho posto la domanda su twitter, spero rispondano