Tag
come fare?, Gilles Deleuze, Max Stirner, molteplice, poesia surrealista, radicalità, rizomatica, spore, tumultescenze, unicità, violenza
E se la nostra ricerca di radicalità fosse un limite al “come fare”?
Se avessimo invece bisogno di una rizomatica, ossia di una
disseminazione pragmatica delle nostre microinsurrezioni?
Se la rilegatura di tutti quei tumulti singolari che ci
fanno restare umani non fosse indispensabile?
Se questi tumulti fossero come spore imponderabili e quindi nient’affatto
allineabili in una direzione?
Il vento può variare, ma le spore cavalcano la variazione stessa,
ritrovandosi nell’andamento, nell’incessante apertura verso
la loro provvida, improvvisa attivazione.
Il che significa forse che avremmo bisogno di un’anarchia surrealista
– del tutto infondata, certo, dunque stirneriana,
ancorché con generose spruzzatine di Deleuze,
mediante impollinazioni imprevedibili, salti improvvisi,
e tanta, tanta violenza.
Una violenza che si apre davanti a noi, non dentro di noi.
In anticipo sui nessi.
La comunione dei crociati ha portato alla cattura
dei peperoni
perché il rosso non è il colore dei ricatti
ma delle graziose pinze di un bivio
e nemmeno il cuore sa scalare un grattacielo
quando la pericolosità delle stimmate sociali
sa massaggiare il collo dei disoccupati
con il calcio di un fucile.
Si ricordano i colori di tutte le malattie abrogate
stemperandole sul versante di un consiglio
ma l’accusa si ritorce contro il polipo
che nasconde i suoi tentativi sotto il cuscino.
La morte piega le lenzuola
e si accinge alla repressione
delle suore missionarie
che sembrano latticini affumicati dal
sapore micidiale.
La creazione non è biforcazione.
Non esiste alcun centro, neanche per lo stupore.
Il binario è sempre un binario morto,
in quanto non ci consente d’inventare salti o derivazioni.
[ amore = (1x + n) = anarchia = Verein der Egoisten,
dove anche l’unicità rimane un processo molteplice. ]
Assemblaggio del 26 luglio 2013, dove x > 0.
L’intermezzo in corsivo (testo automatico surrealista rimasto finora inedito) risale al 1° febbraio 1991. Illustrazione di Anton Marrast.
La violenza, nelle sue manifestazioni sociali umane, è una “qualità” ineludibile della civiltà umana. Nasce infatti con quest’ultima: con la divisione del lavoro, la gerarchizzazione sociale, il sessismo, lo Stato (ma ti rimando volentieri al lavoro di antropologi e etnologi, tra cui Clastres o Sahlins).
Per quanto mi riguarda, ho affrontato marginalmente il tema della violenza qui: https://carminemangone.com/2011/12/14/interrogazioni-sulla-violenza-e-la-carne/ (brano che, con qualche variante, finirà nel mio prossimo libro, la prossima primavera).
Un caro saluto.
“avremmo bisogno di un’anarchia surrealista
– del tutto infondata, certo, dunque stirneriana,
ancorché con generose spruzzatine di Deleuze,
mediante impollinazioni imprevedibili, salti improvvisi,
e tanta, tanta violenza.
Una violenza che si apre davanti a noi, non dentro di noi.”
Fantastico!
Un’anarchia eterozigote, imprevedibile e casuale, inafferrabile e indefinibile.
E’ la violenza che mi fa paura. Ne siamo già immersi, è quella sottile, che schiaccia e livella i cervelli.