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[ Vi propongo qui di seguito uno degli autori che ho antologizzato in Poesia erotica italiana dal Duecento al Seicento (Il Levante Libreria Editrice, 2013) ]

 

frontespizio-ScroffaCamillo Scroffa o Scrofa (Vicenza, 1526 o 1527 – 1565). Giureconsulto a Vicenza e a Venezia, compone intorno al 1550 un’insieme di composizioni scherzose intitolata I cantici di Fidentio Glottochrysio Ludimagistro. L’opera, pubblicata nel 1562, imita e satireggia i versi di un suo presunto maestro di grammatica dell’università di Padova, Pietro Giunti (o Pietro Fidenzio Giunteo da Montagnana), il quale avrebbe vergato insulse rime petrarchesche sotto il pomposo pseudonimo di Glottochrysius Petrus Fidentius Juncteus. Scroffa plagia l’eloquio classicheggiante dei pedanti, zeppo di latinismi e termini arcaici, rivoltandolo in una burlesca sarabanda linguistica. Nei suoi Cantici, si narra la patetica infatuazione pederastica di un “maestro di scuola” (il ludimagistro, appunto) per un suo affascinante discepolo di nome Camillo. La “lingua d’oro” – il glottocrisio del pedantesco pedagogo – viene parodiata da Scroffa per mezzo di strutture poetiche infarcite di locuzioni, diminutivi e superlativi latini, dando così vita ad un originale genere giocoso tardo cinquecentesco, detto poesia “fidenziana”. Manifestamente, il poeta vicentino si pone nella scia di autori come il Burchiello e Francesco Berni, benché agli antipodi della poesia maccheronica di Teofilo Folengo (1491-1544), nella quale è invece il latino, grammaticalmente corretto, ad essere ibridato con il lessico del volgare.



I

Voi ch’auribus arrectis1 auscultate
In lingua hetrusca2 il fremito e ’l rumore
De’ miei sospiri, pieni di stupore
Forse d’intemperantia m’accusate.

Se vedeste l’eximia alta beltate
De l’acerbo lanista3 del mio core;
Non sol dareste venia al nostro errore,
Ma di me havreste, ut aequum est,4 pietate.

Hei mihi, io veggio bene apertamente,
Ch’à la mia dignità non si conviene
Perditamente amare, et n’erubesco:5

Ma la beltà antedicta6 mi ritiene
Con tal violentia, che continuamente
Opto uscir di prigion, e mai non esco.


III

Le tumidule genule7, i nigerrimi8
Occhi, il viso peramplo9 et candidissimo,
L’exigua bocca, il naso decentissimo,
Il mento, che mi dà dolori acerrimi;

Il lacteo collo, i crinuli,10 i dexterrimi11
Membri, il bel corpo symmetriatissimo
Del mio Camillo, il lepor venustissimo,12
I costumi modesti ed integerrimi:

D’hora in hora mi fan sì Camilliphilo,13
Ch’io non hò altro ben, altre letitie,
Che la soave lor reminiscentia.

Non fù nel nostro lepido14 Poliphilo15
Di Polia sua tanta concupiscentia,
Quanta in me di sì rare alte divitie.16


XII

Villi17 a l’intuito mio formosi et grati,18
Che del mio bel Camil lasciato havete
Le dolci exuvie,19 et per contacto sete
In questa toga mia conglutinati:

Villi, che foste un tempo sì beati,
Che ben invidia à i Lyncei20 far potete:
Vulpei21 villi, che da me sarete
Con più di mille cantici honorati:

Se ben à calefacer22 la natura
C’insegna, et io mi sento ogn’hor nel core
Per lo dominio vostro ardente foco;

State immobili pure in questo loco,
Perché il mio incendio è sì fuor di misura,
Che non può farsi un atomo maggiore.

– – – – – – – – – – – – –

1 Auribus arrectis: con orecchie attente.
2 Hetrusca: s’intende la lingua volgare, derivata in gran parte, notoriamente, dagli “idiomi toscani”.
3 Lanista: nell’antica Roma, era l’istruttore e spesso anche il proprietario di una schola gladiatorum.
4 Ut aequum est: com’è giusto.
5 N’erubesco: (ne) arrossisco.
6 Antedicta: suddetta.
7 Tumidule genule: guance paffute.
8 Nigerrimi: nerissimi.
9 Viso peramplo: volto ampio.
10 Crinuli: capelli.
11 Dexterrimi: agilissimi.
12 Lepor venustissimo: piacevolezza leggiadra.
13 Mi fan sì Camilliphilo: mi rendono così attratto da Camillo.
14 Lepido: arguto.
15 Poliphilo: protagonista della Hypnerotomachia Poliphili, letteralmente il “combattimento d’amore onirico di Polifilo”, romanzo allegorico pubblicato nel 1499 da Aldo Manuzio e la cui attribuzione rimane incerta. La Polia del verso successivo è la sua amata.
16 Divitie: ricchezze.
17 Villi: peli.
18 Formosi et grati: belli e graditi.
19 Exuvie: spoglie.
20 Lyncei: intellettuali, pensatori acuti.
21 Vulpei: fulvi, rossicci.
22 Calefacer: riscaldare.