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In un giorno pieno di sole, molti anni fa, ho preso una strada notoriamente tortuosa, dando fiducia a un cartello stradale che m’indicava un posto chiamato Poesia – un posto che in realtà non trovi mai; luogo che puoi abitare, certo, ma solo nel flusso ingovernabile del desiderio – e unicamente se consenti a qualcun altro di camminare al tuo fianco.
(Dirti che non sono mai arrivato a destinazione, e che non vi giungerò mai, è quasi superfluo. – Quel toponimo indica un luogo senza perimetro, che ha la stessa concretezza di un bacio che si perde come una barchetta di carta lungo un fiume in piena. Eppure, credimi, non mi sono mai pentito della scelta, e so con certezza, finché avrò dalla mia sorrisi e prodigalità, che non conoscerò alcun rimpianto).

Quando ci decideremo a FINIRE l’uomo?

io adoro la poesia
adoro proprio la poesia dei poeti
non posso non adorare la poesia dei poeti
come potrei non adorare la poesia dei poeti che poetano?

– Ci sono già troppi situazionisti. Noi non lo siamo, così come non siamo anarchici. Noi non siamo niente. Siamo semmai l’anonimo che cammina.

Di questo passo, essere vivi diverrà illegale.

Non si dice mai il corpo in maniera efficace. Il pensiero è un limite, una sorta di “malattia originaria”. Si cerca di eludere la questione dicendo tutto in un modo disarmante, quasi puerile. “Puerilità” del pensiero che tenta il corpo (salvandolo?).

«Come si introduce il desiderio nel pensiero, nel discorso, nell’azione? Come può il discorso dispiegare le sue forze nella sfera del politico e intensificarsi nel processo di rovesciamento dell’ordine stabilito? Ars erotica, ars theoretica, ars politica.», Michel Foucault, prefazione all’ediz. americana dell’Anti-Edipo di Deleuze e Guattari, 1977.

[ Schema di massima per un pamphlet da scrivere:

1. Lottare per la vittoria e per migliorare la qualità e la bellezza della propria vita quotidiana, non per sacrificarsi o subordinarsi a qualcosa o qualcuno.
2. Riconoscere la propria potenza, partire da ciò che si sa, non nascondersi i propri limiti di fronte al potere.
3. Sentirsi parte del territorio dove ci si muove, conoscerne le vie, nonché i luoghi dove creare comunanze.
4. Raccogliere e organizzare le informazioni necessarie all’unicità e all’autonomia delle lotte e della vita quotidiana.
5. Laddove sia possibile, passare dalla difesa all’attacco, dalla resistenza all’offensiva.
6. Creare piccole comunità amorose, ingovernabili e combattenti. Unirle tra di loro liberamente, ma solo quando l’alleanza ne accresca la potenza singolare.
7. Il fine dev’essere già nel mezzo e nella tensione messi in gioco. Mirare alla compiutezza, dare alla propria azione un senso compiuto fin dall’inizio. ]

Amare i contrasti, per me, significa non contrastare l’intrusione rispettosa.

«Su Carmine Mangone mi viene in mente di tutto.», Karl Kraus, apocrifo.

Anche i luoghi hanno un destino.

Siete tutti poeti col culo degli altri.

Mi piacerebbe pensare un libro sul “movimento”. Una sorta di libro a quattro zampe o a due ruote o con mille piedi. Un libro che sappia farsi porta spalancata, transito. Un’avventura del pensiero e della critica, insomma. Un libro-prato-verde contro i libri-sepolcro o i libri-trincea.


Appunti ed aforismi scritti nell’arco di circa un lustro, ritrovati e rimaneggiati ampiamente il 5 giugno 2015. Collage di Franz Falckenhaus.