Temere le radici,
il perdimento, la stanza dentro la terra,
e non volgersi ai rami,
come se la rivoluzione fosse un mare fatto di sola profondità,
buio, mani sudate.
I muscoli scrivono capolavori di forze
quando scampiamo al pensiero del sale.
Macchina di nervi, tendini e solitudini eluse si
mostra ai piedi del desiderio.
Quercia incorrotta, non temere le nozze col tagliaboschi,
quante ghiande hai regalato alla germinazione?
Nuovi entusiasmi, sulle labbra del giorno,
traducono i ritornelli del destino.
Ho paura. Sorrido. Il fango dei fallimenti non ferma il sole.
Dopo la terza tabula rasa, un mare d’aria.
Preparo i polmoni. Solletico i palmi.
Mi avvicino con calma al bosco fermo.
È una gran fortuna non poter
scrivere poesie con lacrime di gioia.
18 giugno 2015. Parole: sale, tendini, rami, ghianda, desiderio. Opera di Conrad Roset.
sempre bravo, giù il cappello.
Grazie.
Faccio del mio peggio, ma mi riesce male. 😉
L’ha ribloggato su sergiofalcone.