a Zaffetta
Metto al muro il pensiero più nero che ho.
Gli sparo.
Sbaglio la mira.
Il pensiero cade svenuto fra le tue cosce.
Morire per una vita vera tutti i giorni,
correre il desiderio,
respirare intere foreste di donne.
Sarà che i tuoi occhi hanno il
colore della fuga.
Il giorno esplode.
Fatìco alle ombre del discorso.
Tu ridi, baci l’azzardo,
ti sgorga un accanimento dalle labbra.
Lasceremo orme di sola gioia
sulla strada senza maestri.
Alla soglia del possibile,
tu ridi,
io prendo fuoco.
19 luglio 2015
*
Si respira. A quest’ora si respira ancora. Sono le 8 e 45. L’aria è comunque ferma. Non si muove una foglia. Nella mia testa c’è invece un tumulto. Le donne, il mio libro sul punk, un progetto editoriale da meditare insieme ad un carissimo amico… Non potevo immaginare che il mio primo mese di “romitaggio” cilentano sarebbe stato così affollato di idee, volti, entusiasmi!
Il caldo ha rallentato considerevolmente i miei lavori. Giro nudo per casa. Giro nudo anche fuori casa.
La Tabi ha intanto stanato una piccola talpa. Le prugne maturano. Dovrei mettermi a strappare erbacce intorno casa e a bruciare sterpaglie.
Due donne Capricorno (come me) e una Sagittario. Gli stessi segni ritornano. Non significa nulla. O forse significa molto. Non so. Credo blandamente nelle stelle. Credo nella protervia che ha la luce delle stelle. Anni-luce di accanimento nell’attraversare gli spazi. E nell’attraversare me.
Giorni fa ho trovato un falco pellegrino morto nell’uliveto. Aveva uno squarcio sul petto. L’avevo visto battagliare in precedenza con un nibbio reale, molto più grosso e possente. Avrà avuto la peggio, chissà. Mi chiedo solo che cosa lo avrà indotto a scagliarsi incontro alla sua morte. Ne restano ora due penne. Le ho attaccate in casa. Non l’ho seppellito. L’ho adagiato su un grosso masso. Perché seppellire un rapace? Il volo non appartiene alla terra.
Un mese, appena un mese è trascorso dal mio trasferimento. Non sono mai uscito di sera in paese o nella vicina, affollata Agropoli. Ho vino a sufficienza. Non mi sento solo. Ho con me interi mondi. Anche troppi. Che me ne faccio delle luci artificiali?
Essere all’altezza della semplicità. Nascondere gli orologi. Fare branco con ciò che vive senza parole. Respirare la luce. Non chiedo altro.
20 luglio 2015
[Foto in alto: volontaria dell’IRA, Belfast, anni Settanta; in basso: la pornostar Stoya.]
L’ha ribloggato su sergiofalcone.