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a Zaffetta

In questo periodo della mia vita, chi non è con me, non è detto che sia contro di me: sta banalmente da un’altra parte – e lì deve starsene, per quanto mi riguarda.
Non ho più spazio per le paure e le contraddizioni degli altri. Devo già cullare le mie, e un tale impegno colma tutti i miei giorni e le mie notti, con alterne soddisfazioni, senza che io conosca la noia.
Intendiamoci, io non pretendo nulla, ma chi vuole avere una qualche intesa con me, deve pretendere molto da se stesso.
Oggi piove a dirotto. Niente lavori all’esterno. Le gatte gironzolano tra l’infastidito e l’attonito. Recluse in casa, cercano prede impossibili agli angoli della casa.
Mentre facevo colazione, pensavo agli abbagli della mia vita. Non mi pento. Non mi sono mai pentito della mia mancanza di misura. Però bisogna imparare il rispetto, anzitutto per sé, soprattutto per sé. Senza il rispetto per sé, si affoga spesso nella ricerca dell’altro.
Piove, continua a piovere, ma non più dentro di me. La casa rimane asciutta. Non ci sono infiltrazioni.
(Io però mi chiedo: perché in questo momento sto pensando alla tua spettacolare lubrificazione vaginale? Mi sa che c’è in atto un’infiltrazione che non posso vedere né controllare. D’altronde, è sempre stato il bello dell’acqua, plasmare il rigore.).

11 agosto 2015

*

Più ti penso
e più mi si allunga il destino.
Più ti apro
e più il cosmo mi diventa fica.
Luce incauta, rubedo,
rosseggiare avido e ben poco assorto.
La donna maiuscola
con la fica-papavero
mi saluta dalla cima di quattro giorni e quattro notti.
Dominante rosa, fica,
proiezione ortogonale di ogni mia semenza.

[ Cavolo!, ho usato la parola “fica” per tre volte in
dieci versi striminziti.
Vuol dire che la mia poesia se ne fotte proprio delle scritture a modo! ]

16 agosto 2015

*

Nessuna parola. Solo un’alea di pioggia per gli alberi che mi sopravvivranno.

3 agosto 2015

 

[ Illustrazione: opera tessile di coral short. ]