per Angela F.
Non devo nulla ai miei sogni. Ho ucciso il caso. Ho seppellito ogni parola morta. Mi sono dato una vita senza più economie.
La poesia, invece, dovrà molto ai nostri risvegli e al tuo sguardo di notte infranta.
Ti piaci per i miei occhi. Ti desìderi per la mia fame. Ti apri per i miei segreti.
Troviamoci un varco per il mondo definitivo. Apriamo le ali di fronte alla vita, al Libro, alla sfacciataggine dello scirocco. Potevo mai abbandonare la tua speranza?
Sei tornata come una rondine ferita, indomita. Hai voluto esserci abitando la volontà. Niente inverno, quest’anno. I tuoi occhi sono ancora più verdi. L’amore invade. Il seme canta.
La conquista della tenerezza è la più grande impresa della materia…
Evasi dalla privazione. Votàti all’intimità di radice che sarà il nostro amore. Nessuna bellezza può frenare la mia ricerca. Tutto si sfrangia in eventualità.
– Fa’ attenzione! Voglio mordicchiare l’interno delle tue cosce mentre fuori piove. Ti piacerà. Ti è piaciuto. Perché possiedi la giusta mancanza di misura per compiere il mio disordine.
Apprestarsi all’inverno più esatto. Accatastare legna, propositi di gioia. Ammostare una parte di noi stessi andando incontro ad un’alba micidiale.
Rinasceremo forse come vogliono il mondo e la letteratura?
No, per niente. Noi non siamo il mondo e le Lettere non c’entrano un cazzo con la mietitura che sarà nostra.
Farti spazio accanto al fuoco. Aver sopportato la pioggia, l’apnea, per generare un amore che fosse più forte del modo infinito del verbo “amare”. È stato questo il salto, lo scarto.
Voglia di urlare tutto quello che mi porto dentro.
Sete, fame, valanga.
Il mio amore sta nuotando controcorrente verso di te (e gli fa bene, gli fa un gran bene).
Inutile fasciarsi la testa prima di rompere la poesia.
Una fine può innescare mille nascite. Una per ogni mano tesa verso l’impossibile.
– Avrei vinto. Sì, avremmo vinto la prossima mano, il prossimo orizzonte degli eventi.
Anche tu. Anche tu hai vinto. Perché tu verrai, sei venuta, con tutto il tuo coraggio, ad abitare il desiderio più denso e vero. Il mio, il tuo, il desiderio di un territorio senza fine (perché il noi non ha mai confini).
Mano nella mano, ora scolpiremo notti e un’ampia eventualità, molto più grandi di ogni poesia del cazzo.
Sì, tu verrai, sei venuta. E le nostre bocche, nel mondo, sono colme di una verità senza più parole.
Voglio un amore da leggere ad occhi chiusi in un’interrogazione devastata da baci e risposte. Chiudendo il libro. Vivendo di fughe. Carta viva su cui la parola muore. Tregua impossibile. Pagine e pagine del giorno, abbagliate ogni volta dalla tua presenza.
L’ha ribloggato su sergiofalcone.