Dopo i frammenti dedicati a Pierre Molinier, ecco un altro estratto da: Il corpo esplicito, Paginauno edizioni, 2017.
(…) Anche Hans Bellmer, come Molinier, crea un proprio universo ossessivo, organizzando le molteplici figure del desiderio negli interstizî tra possibile e inconcepibile. Le giunture della realtà e del corpo, con l’artista tedesco, sono ricombinate, ricollocate. I corpi vengono scomposti, ridefiniti. Il senso che assume la materia vivente veicola il desiderio di trasformazione della realtà e tale desiderio mette in discussione la presa sociale sul corporeo. Il corpo perde infatti la sua coerenza organica e diventa il luogo dove si concepiscono aperture inconfessabili, pose e gesti inediti, ma anche nuove dinamiche di feticizzazione. Bellmer inventa nuovi corpi, nuovi rapporti, e lo fa sfidando la contingenza delle leggi di natura e dando corpo all’impossibile. Beninteso, egli non esce da una condizione sperimentale, né da una libertà teorica: l’ordine naturale delle cose non viene intaccato; la trasformazione opera solo virtualmente. In altre parole, si producono nuove figure, si mette in gioco l’identità e vengono a crearsi nuove disponibilità, ma gli elementi del corpo (e del desiderio) si ricombinano senza posa in un mero scambio simbolico. Nel 1933, Bellmer realizza in legno la prima bambola a grandezza naturale (alta circa 1,40 m) raffigurante una figura adolescente femminile: oggetto modificabile, ma che non è concepito per venir animato come un automa o una marionetta; corpo ricombinabile, dunque, e nel quale si materializza il desiderio di variare il Medesimo (ma il Medesimo non è forse una delle forme principi del desiderio?). Come figura sempre disponibile e sempre variabile (entro la capacità delle sue articolazioni), rinnovantesi comunque a discrezione del proprio creatore, Die Puppe è l’ossessione materializzata che vorrebbe superare la fissità delle forme. Il corpo dell’altro risulta insufficiente. L’attenzione viene posta dunque sui movimenti che eccedono la “normalità” dei corpi, il cui divenire è vissuto come una servitù. In tal modo, il reale si libera, almeno in parte, dei limiti del possibile, ma non della necessità. La potenza del vivente non viene esperita nelle relazioni, bensì nella conoscenza estetica delle variazioni che fanno proliferare le forme e le giunture del corpo. Il fascino della variazione nasce quando la differenza non è più sentita come questione essenziale. Solo il desiderio importa, solo l’accumulazione dei sessi e la catalogazione delle posizioni: altrettanti punti fermi sulla circonferenza di un cerchio magico dal quale si esce soltanto facendo a meno delle mediazioni simboliche. Bellmer non si limita a rappresentare il corpo, ma prova a ricostruirlo, ne disloca i luoghi comuni, ne perverte le “verità”. Attraverso la Poupée e le violente epifanie erotiche della sua arte, Hans Bellmer sembra esorcizzare l’insoddisfazione e le ripetizioni che essa innesca. L’oggetto del desiderio viene mummificato, ma i corpi hanno ben poco di stabile. L’esistenza di simboli, figure, feticci, prova ancora e sempre, se fosse necessario, l’esistenza di un movimento ineludibile, il quale fa dei corpi i vettori ingovernabili del senso, di ogni senso. D’altronde, lo stesso Bellmer usa concetti e parole che restano nel perimetro di una rappresentazione oggettuale (e quindi di un’interazione tra il Sé e l’Altro mediata dall’oggetto): «C’est ma force de mettre en contact direct le principe de perversion et celui de mon travail – ce fétichisme, l’objet, ce témoin immédiat de la réalité, le plus fort, le plus matérialiste, l’objet interprété, l’objet provocateur, c’est la base de ce que l’on apprécie dans mes travaux. [La mia forza, è mettere in contatto diretto il principio di perversione e quello del mio lavoro – questo feticismo, l’oggetto, questo testimone immediato della realtà, il più forte, il più materialista, l’oggetto interpretato, l’oggetto provocatorio, è la base di ciò che piace nelle mie opere]» (…).
giugno 2016
L’ha ribloggato su CIANURO EMOTIVO INCHIOSTRO D'ANIMA SINISTRAe ha commentato:
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