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diegomax

 

 

Un senso di stanchezza mi accompagna da giorni. O meglio: da un po’, non ho voglia di annodare pensieri, azioni; li lascio allora in uno stato di eventualità, sul ciglio del dicibile, dell’ancora possibile.
Vivo giorni in cui non mi attendo nulla. Me ne resto a saggiare la corrente, il vento, finché non trovo una consonanza con tutto il resto.
Oggi c’è un sole tiepido, appena appena velato da nuvole poco convinte. È molto piacevole. Passeggio quindi intorno casa e passo in rassegna il “mio” verde: le tre piantine di rosmarino che crescono, le talee di melograno, il piccolo ginkgo biloba, il grande limone che mette fiori anche in questa stagione…
Sembra tutto fermo, invece ogni cosa si muove e s’intestardisce a vivere.
Il bello dell’abitare in campagna è che sei sempre fuori. Voglio dire: non hai bisogno di uscire di casa per sentirti fuori, come accade in città, perché già casa tua è parte del fuori. Anzi, la soglia tra interno ed esterno viene ad essere trascesa in mille modi: i gatti che entrano ed escono in continuazione, la porta sempre aperta, gli spifferi, le impronte di fango… Insomma: c’è questa irruzione, questo transito costante del vivente, e la serenità con cui si afferma una tale “insistenza” – questa protervia comune del verde, degli animali – fa sì che il mio isolamento non diventi mai vera solitudine.
Passeggio dietro casa, dove c’è il mio piccolo orto in divenire, e noto numerosi lombrichi. L’anno scorso non mi pare di averne visti così tanti. È un buon segno. La terra si trasforma, brulica di nuove possibilità, digerisce anche l’umano.
Intanto, la mia vecchia gatta è ancora viva. Se ne sta spesso al sole, nella cuccia del cane, sempre più debilitata. Ogni tanto la cerco, le faccio una carezza e lei mi risponde con delle flebili fusa.
Tutt’intorno il verde invade, il sole apprezza e anche i pensieri più confusi mettono qualche germoglio. Era quello che volevo: non pensare a niente facendo entrare nel mio pensiero ogni battito dell’esistente.

5 novembre 2016. Illustrazione di Diego Max.