Il vostro intaglio e foggia: difficile scalpello
in mano morbida e fine.
Traggo con la fronte
la forma dal blocco di marmo,
le mie mani lavorano per il pane.
Da me sono ancor lontano.
Eppure voglio diventare io!
Porto cupo nel sangue,
le grida della creazione sua
di cieli divini e terre umane.
Mia madre è una donna così povera,
che ridereste a vederla,
abitiamo in una baia angusta,
al limitare del villaggio.
La mia gioventù è per me come una crosta:
sotto vi è una ferita,
da cui ogni giorno perdo sangue.
Ecco perché sono così sfigurato.
Di sonno non ho bisogno.
Di cibo quanto basta per non crepare!
Inesorabile è la lotta,
e il mondo s’affissa in punte di spade.
Tutte hanno fame del mio cuore.
Tutte, disarmato, dovrò
fonderle nel mio sangue.
la poesia Der junge Hebbel è tratta da Trunkene Flut (1949). Traduzione di Carmine Mangone. Il testo originale è nei commenti. Illustrazione di Angela Smets.
DER JUNGE HEBBEL
Ihr schnitzt und bildet: den gelenken Meißel
in einer feinen weichen Hand.
Ich schlage mit der Stirn am Mamorblock
die Form heraus,
meine Hände schaffen ums Brot.
Ich bin mir noch sehr fern.
Aber ich will Ich werden!
Ich trage einen tief im Blut,
der schreit nach seinen selbsterschaffenen
Götterhimmeln und Menschenerden.
Meine Mutter ist eine so arme Frau,
daß ihr lachen würdet, wenn ihr sie sähet,
wir wohnen in einer engen Bucht,
ausgebaut an des Dorfes Ende.
Meine Jugend ist mir wie ein Schorf:
eine Wunde darunter,
da sickert täglich Blut hervor.
Davon bin ich so entstellt.
Schlaf brauche ich keinen.
Essen nur so viel, daß ich nicht verrecke!
Unerbittlich ist der Kampf,
und die Welt starrt von Schwertspitzen.
Jede hungert nach meinem Herzen.
Jede muß ich, Waffenloser,
in meinem Blut zerschmelzen.