Inno surrealista (e blandamente rodariano) in onore del sesso femminile. Lo trovate incluso nel mio recente Se questo si chiama amore, io non mi chiamo in alcun modo (Ab imis, 2018). Nella foto: Marcel Duchamp, Feuille de vigne femelle.
La tua fica mi ricorda la grande macchia rossa del pianeta Giove ma ruotata di 90° e senz’alcuna paura delle comete
la tua fica è un’orchidea schiacciata tra due mondi
la tua fica consegna al velluto più attuale l’idea del disastro
la tua fica mi riempie gli occhi portandomi per mano in una foresta che
raderemo al suolo cantando le lodi del nostro vulcano preferito
la tua fica è un filone d’argento rosa da sfatare in un’escavazione senza limiti
la tua fica sorride e sembra morire del suo stesso sorriso
la tua fica è un errore dell’infinito
la tua fica è una costellazione che secerne stelle ad ogni tocco
la tua fica è un cumulo di lacrime che prepara la guerra
la tua fica incanta lo spazio perché il tempo possa morirvi senza fare storie
la tua fica sogna un’esplosione di bianco tutte le notti
la tua fica è un animale indifeso che bracca ogni predatore
la tua fica muore ad ogni pudore e risorge più bella di prima per mettermi alla prova nel prato innevato della tua malizia
la tua fica è un campo di battaglia dove i miei soldatini di piombo giocano a nascondino
la tua fica è un incanto morbido
un abisso tascabile
una serie di arruffamenti della gioia
ma soprattutto
senza che io possa farci nulla
è un libro con le figure
di una meraviglia tale
da corrompere la morte sempre più
ogni giorno che passa
interessante e da meditare..
Diciamo che è un “tipico” divertissement surrealista. I testi anaforici hanno un appeal retorico immediato. La ripetizione avvolge il lettore e quasi lo guida per mano. Un esempio su tutti: “L’union libre” di André Breton.
certo!
L’ha ribloggato su CIANURO EMOTIVO INCHIOSTRO D'ANIMA SINISTRA.