Come un cammino di ronda lungo le mura d’improvvisi silenzi, scrivo per qualcuno che non conosco e che diverrà l’amico segreto delle mie improntitudini. Ambisco alla sua lealtà, non certo alla sua devozione.
Non siamo più abituati al conforto. Diventiamo estranei anche alla nostra stessa morte. (Chi sono io per voler restare sulla soglia di una gioiosa frode nei confronti della sorte?). Bisogna devirtualizzare i rapporti tra i viventi, tornare a toccarsi, mettere in comune i confini del proprio corpo.
L’ho voluta in tutti i miei pensieri.
L’ho sentita parlare alla terra, alle nuvole.
Ho protetto la nostra gioia dai piccoli concetti del tempo.
Le ho dato una mano per farmi attraversare la distanza che ci divide.
L’ho persa, l’ho ritrovata,
alcune mie parole si sono barricate in suo nome,
ma nessuno,
nessuno mai potrà nasconderci il sole, la morte,
neanche Dio, neanche l’ignoto.
Laureana Cilento, 13-14 giugno 2019. Foto: Laura Makabresku.
“Bisogna devirtualizzare i rapporti”.
Mi sono spesso sentita l’unica e sola a vedere come il virtuale abbia ingoiato tutti e abbia distrutto i legami invece che incrementarli. Mi fa piacere leggere un’altra voce, la tua, che esprime lo stesso pensiero 😊
Sono sempre stato dell’avviso che il web e i cosiddetti social network siano degli strumenti “importanti” e grandemente utili, se usati con parsimonia e lucidità. Purtroppo, come ben sappiamo, spesso non è così, ma lo strumento sconta sovente i limiti di chi lo usa. Intendiamoci, nessuno strumento è neutro, nessuna tecnologia lo è, ma il martello non sempre ha colpa di chi si pianta una martellata sul dito. Anzi, raramente ne ha. Per quanto mi riguarda, visto il fatto che vivo isolato dal consesso umano, Internet mi è talvolta davvero indispensabile per mantenere i contatti con chi amo e/o con coloro con cui faccio “cose”. Cerco però di non abusarne e di godermi le piccole cose belle che mi attorniano fuori dal contesto mediatico.