La pioggia pomeridiana mi parla delle nascite future e non si cura affatto dei semi che andranno smarriti.
Alla finestra, una delle gatte di casa attende la morte dell’acqua.
Tutta la più vera poesia si può riassumere in due piccoli grandi pronomi: tu, noi.
L’inarrivabile bellezza di una gazza che scuote la coda e si liscia le penne remiganti dopo la pioggia.
Con troppe e mal sicure idee, ci si ritrova per forza con la testa pesante. Occorre dunque alleggerirsi, nutrire solo i pensieri che sanno farsi rigorosi e lievi come una ragnatela.
Costruire canali d’irrigazione, non mausolei.
– Mi ami?
– Se ti dicessi di sì, crederesti di sapere senz’aver sentito. Se invece ti rispondessi di no, negherei un affetto che tutte le tue membra comprendono assai bene.
Nel tardo pomeriggio, porto un sassolino alla tomba della mia vecchia gatta seppellita sotto il grande pino.
Lungo il sentiero, me lo rigiro in tasca, lo tengo al caldo nel mio pugno chiuso, e intanto imbrunisce. Avverto allora tutta la leggerezza del passo che non indugia davanti al tramonto. Respiro profondamente, ammiro la valle brumosa – la materia vivente che cospira insieme alle cose – e mi vien da pensare che la superficie delle pietre sia solo una pellicola (una tenerezza della materia) tra me, i miei tanti possibili e il fondo grandioso dell’universo.
Ho visto il retro del fuoco: quell’idea del nostro amore che viene a scaldarmi anche quando non ci sei.
Laureana Cilento, 25-27 gennaio 2020. Foto: Moskva News Agency (la notte di Ivan Kupala, festa che si celebra in alcuni paesi dell’Est europeo nella notte tra il 23 e il 24 giugno).