Il freddo uccide solo i poveri e gli sprovveduti: il freddo del pensiero, il gelo del valore, il pack della pessima poesia.
Passeggio tra i miei ulivi (che son miei solo in certe mie stupide pretese da scimmia nuda) e non penso più a niente.
Gioco col mio cane, conservo i fuochi comuni, e ciò che resta della ragione lascia il posto a tutte quelle sensazioni che mi riportano al di qua del freddo e dell’orizzonte visibile.
Stasera c’è una luna fredda talmente bella e patetica da indurmi a provare tenerezza anche per quest’umanità che piange sulla banalità delle proprie mancanze.
Poco più in là, basta talvolta appena un passo, si giungerebbe a meritare la giusta caduta e a prender possesso di ciò che albeggia senza fine nelle nostre risibili commedie.
Se ti tendo una mano, puoi provare a non pervertire dentro il tuo pugno ciò che voglio donarti?
Ho voluto amarti per non dare un peso al passato dell’amore. Ho cercato la leggerezza che uccidesse ogni legge di padronanza. Mi son voluto in combutta col vuoto tra le cose che impedivano il traboccare. E in questo mio andare senza più direzioni, ho capito che l’idea del sole ci riscalda anche sotto la tormenta, che la volpe in amore urla senza paura e che il vuoto non è la distanza.
Oggi, finalmente a casa, sposto le pietre dal sentiero e il fiume dell’erba dilaga.
Laureana Cilento, cinque gennaio MMXX. Foto: Katerina Plotnikova.