Più ti amo e più mi dico di non voler appartenere alla parola che ti ama.

Verrà il giorno in cui dovrò ringraziarti per tutti i “ti amo” coi quali non ti avrò gravato.

Il fuoco sulla collina
risparmia le radici dell’ulivo e
saluta il destino arcaico che abita le pietre.
Mancare la poesia non mi autorizza a morire.
Sul bordo del cielo,
la tua fica nascente sa di nespola acerba.

Va’ di ramo in ramo, mio dolce morire, e pota l’ingiusto corpo della parsimonia! Darai così un nido e un ritornello alla presenza critica dell’affetto.

Per non volerti contenere in una definizione dell’amore, ho dato spazio alla poesia comune che ti liberava da ogni mio abbraccio.

Bestemmiare la foschia del fondovalle e accarezzare il culo della primavera che si preannuncia nella tua risata.

 

Laureana Cilento, tredici febbraio MMXX. Foto presa dal web.