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Se saprai far le fusa anche alle pietre del tuo cuore, potrai congedare Dio ed essere finalmente nudo.

Ho camminato tanto. Ho detto troppo. Ghiaccio all’origine, sono un fuoco di stoppie.

Casa è dove liberi la tua morte.

La ricerca finisce quando ritrovi i semi che avevi dimenticato in una tasca del futuro.

Due gattini – le mie mani – graffiano ogni parsimonia.

La parola perde acqua da tutte le parti e tradisce ogni sete. Nessun mare può contenerla e nessun naufragio saprà liberarcene.

Smettere di scrivere libri. Trasmettere agli ulivi i miei sogni più verdi. Il crepuscolo è solo l’alba delle stelle.

Ci siamo limitati a parlare di vita e morte dentro una presenza, come se vita e morte non si portassero già dietro le voci di una materia ulteriore.

Nell’eternità spuria che ci dona l’affetto, la gioia è sempre un temporeggiamento ironico della morte.

Dopo ogni ricognizione nel territorio del senso, ricordatevi di tornare al nido per nutrire i piccoli.
Non ve l’ha chiesto il mondo di venire alla luce nel vostro pensiero.

Un branco di cinghiali pascola intorno casa. Il cane abbaia. Io tiro sassi all’eternità. Che buffo quest’universo al calar della sera!

Scavare dentro la speranza è inutile. Sono i rami della presenza a portar frutto.
Non fare alle radici tutte queste lodi. I morti restano sempre fedeli ai vivi.

Le cicale. Non ascolto. Ma sento. Sento tutto. Il fondo del mare non è il rovescio del cielo.

La valigia di Rimbaud. Il deserto. La liberazione. La follia dei fiori di susino.

Mentre il dubbio scava sotto l’entusiasmo e pare una talpa che possieda improvvisamente tutti gli occhi del mondo, la nuvola dei pensieri si porta via il tanfo di Dio.

Laureana Cilento, luglio MMXX. Testi confluiti in: Nostra Poesia dei Lupi (2022). Fotografia: Deanna Templeton.

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