Tag

, , , ,

Shaun-Tan

«Se si accetta qualsiasi vuoto, qual colpo del destino può impedire di amare l’universo?
Si è certi che, qualunque cosa avvenga, l’universo è pieno
Simone WEIL

Non attendo. Non mi lamento. Non giro più a vuoto. Me ne sto saldo e indifeso a farmi incantare dai piccoli ansimi del giorno.
I venti delle Furie hanno strappato tutti i fiori dell’albicocco, ma non per questo le cinciarelle ne tradiscono i rami.

Un accidente coltivato non è mai vero. I libri dormono. La coscienza di differenze determinate occhieggia nella ragnatela costruita tra Hegel e Rimbaud. Mi faccio intanto un Fernet senz’appellarmi al concetto della Cosa. Perché egli non rifiuta in tal modo la comunanza della razionalità (o l’eterno ripiegamento dell’impossibile) e non si rinchiude nella propria soggettività ottusamente poetica. I vermi se stanno ormai a smangiare il mio gatto morto.
Questo trovare immediato. Questa vacanza indicibile d’ogni senso possibile quando ci si avvicini troppo alla falsità dei corpi.

L’amore è una perversione dell’affetto, un internamento delle carezze dentro i limiti che non riconosciamo all’Altro; morte dell’intelligenza spacciata per morte della rappresentazione di due o più intelligenze. Dunque, poiché quest’attività rappresentativa finisce solo per abbellire le macerie del pensiero, giungo finalmente a capire perché il mio albero di susino è l’ultimo a fiorire quest’anno. La letizia rimane ancor affetta da tale dislocazione e le mie produzioni concrete non possono che rivelarsi, in essa, in me, l’autistica sintesi di una conservazione.

Intuizione, figlia della germinazione e sorella dell’ebbrezza. Sorriso che squarcia gli equivoci della materia e il morire-dentro-di-sé. Aberrazione poetica della morte che non muore.
L’avvenire – quest’ipotesi madre del possibile – è lasciare una porta sempre socchiusa. Dirvi: il fuoco viene, l’amicizia delle stelle viene, noi stessi, insieme ai solventi universali della poesia, diveniamo quell’apertura irrimediabile che lascia scorrere l’affetto tra le scintille mormoranti il prossimo rogo, la prossima morte senza padroni.

Il corpo a venire
è già stato qui
infinite volte
a curare la vita,
a smarrire la sorte.
Nella consonanza,
la via del ritorno.

Laureana Cilento, 2 aprile 2022. Opera: Shaun Tan.

Pubblicità