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Picasso

“Allunga una mano e fruga nella mia terra fradicia d’impudenza. Perdònati il ricordo, scongiura la distanza, ritrova l’abbraccio con le cose.”, CM

A Carmine.
Note alla lettura appassionata di Nostra Poesia dei Lupi.

Leggerti è fare l’amore con la gioia, prima delle morti che non potremo evitare.
Le parole non ci salveranno: perché allora un libriccino? L’arte della gioia è l’arte del ri-conoscersi come parte di una leggerezza profonda.

Ma per favore con leggerezza
raccontami ogni cosa
anche la tua tristezza.
Patrizia Cavalli, “Le mie poesie non cambieranno il mondo”

Ambire a dire l’immediata bellezza possibile di alcuni elementi del mondo non può costringerci a una gravità del soggetto. La poesia deve farsi leggera, rapace, inesorabile.
Carmine Mangone, NPdL

La tua trafelata potenza è ovunque presa d’atto di una sfida: vieni in bocca alle parole, e le restituisci bagnate, gravide, tutte dense di significati nuovi.

Masahisa Fukase

Nel tuo Cilento, circondato d’amore e bellezze naturali, persino i disastri del sangue, sulla tua pelle, esplodono come cespuglietti di erbe stravaganti. Sei il tuo capolavoro festoso di corpi e parole odorose! Una rumorosa e mai quieta consonanza col tutto.
Il dialogo si fa possibile solo in quanto restituito alla tenerezza intima del tuo vocabolario più osceno. È qui che comincia la nominazione, il tempo dello spogliarsi, il tuo farsi casa.

Il rigore della tenerezza sovverte più della negazione e appartiene ai lupi. – Desiderare che tu venga a dirmi: “Voglio essere davvero tua, perché solo tu sai mordermi così teneramente”.
(Si tratta sempre di affermare l’amore là dove risulti insidiato soprattutto dalle nostre contraddizioni, o quanto meno provarci, in un combattimento senza esclusione di carezze).
Carmine Mangone, NPdL

Hai fatto le fusa ai gatti stamattina? Ti sei guardato nudo allo specchio dei pensieri? Hai fatto i conti con la banalità delle parole?

Dio, non ci distruggerà la morte!

Alla fine, è tutto qua il discorso che entrambi sentiamo nelle viscere: morire tutte le morti, vivere tutte le tenerezze, non voltarsi indietro, non perdersi oltre: qui e ora siamo protostelle di cosmi in espansione! C’è una consonanza, in questo dire le stesse cose – ognuno a modo proprio -, una melodia. Ma non un miracolo: noi non siamo martiri o eroi, non aspiriamo alla perfezione dei cori angelici: nella nostra musica, ci saranno sempre increspature, sbavature, stonature. E ci sarà anche spazio per la più intima e selvaggia poesia.

Andiamo al calvario, ridendo!

Ren Hang1

Vergògnati! – Àgiti
– questo corpo –
– queste parole –
E per cosa poi?
Una promessa
d’amore è una
promessa di morte.

Serve coraggio
per amare e
– ancor – morire.
Ma se non amo
lentamente muoio,
vago in un deserto
di labbra secche.

Io ti voglio.
È una dichiarazione
d’affetto che vince
d’un fiato il terrore.
Stanotte – viva –
tra le tue braccia
io ti
voglio
***!

Il mio più grande augurio è che tu possa godere dell’assoluto mondo senza sensi di colpa e rispettando criticamente le contraddizioni dell’Altro. Quanto al resto – che stenta e che si lascia solo comprare – lascialo pure all’insipienza dei moralisti di ogni specie.
Carmine Mangone, NPdL

Ren Hang2

Le opere, scelte dall’autrice, sono, dall’alto in basso: Picasso, Donna con libro (1932); Masahisa Fukase; Ren Hang. N.B.: gli asterischi della poesia finale sono una licenza di Silvia Fera e non certo una (auto)censura.