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[Recensione di Stefano Spataro sul sito delle edizioni La nuova carne, 8 novembre 2025.]

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Viviana Leveghi, Carmine Mangone, La materia dell’ulteriore. Elementi per una sapienza erotica, Delos Digital, collana “non-aligned objects” n. 16, 2024, ISBN: 9788825431117.

L’ebook è acquistabile sul Delos Store, nonché su svariati portali librari (Amazon, Kobo, laFeltrinelli, Fnac, ecc.).

Illustrazione in copertina: Viviana Leveghi.

Sgomberiamo subito il campo dagli eventuali equivoci che potrebbero sorgere da una errata interpretazione del sottotitolo: il concetto di sapienza erotica intorno al quale si sviluppa il dialogo mango-leveghiano parte sì dal sostrato materiale dei corpi, dagli elementi concreti della “materia animata” – d’altronde non potrebbe essere altrimenti –, ma non si esaurisce banalmente in una trita rimasticatura di temi sessuali, psicanalitici, batailliani e simili.
L’eros di cui si parla in La materia dell’ulteriore non è un derivativo culturale o un dispositivo principe della genitalità, né tanto meno di un qualche abborracciato Kamasutra teoretico post-qualcosa (il pensiero non ha bisogno di pose, figure o mere collocazioni, ma ha fame di ritmo, detonazioni, viaggi arrrischiati spalla a spalla, mano nella mano).
Qui, l’eros, è uno dei vettori fondamentali dell’approccio verso le cose e i viventi; costituisce uno dei moti essenziali per dare una concretezza alla conoscenza e al saper vivere. Non è semplicemente un desiderio d’incastri tra i corpi, ma soprattutto la volontà (oserei dire: la voluttà) di una consonanza col cosmo dentro la relazione determinata che si ha col proprio mondo di riferimento.
Altra cosa: quest’opera, pur partendo da un concetto introdotto nel mio Qui la vita, qui gioisci, non sarebbe esistita senza l’invito di Sandro Battisti, curatore della collana “non-aligned objects” per Delos Digital, e, soprattutto, avrebbe avuto un andamento molto diverso (e contenuti meno “dinamici”, meno stimolanti) senza l’apporto essenziale di Viviana Leveghi.
Il pensare e lo scrivere con un’altra intelligenza “umana” restano delle dinamiche ardue, complicate, alquanto improbabili. Con Viviana, un tale “miracolo” è avvenuto in maniera davvero sorprendente, tant’è che, in diversi punti del testo, sfido chiunque ad assegnare all’uno o all’altra la paternità di questa o quella frase, di questo o quel concetto. L’amalgama è quasi perfetto, pur nella costanza critica e “nervosa” di un pensiero che cerca una com-unicità e una consonanza che non siano una semplice conciliazione.
Ultima cosa. Per la prima volta, benché in un modo ancora disorganico, affronto problematiche che hanno a che fare con le parti “oscure” del mio vissuto. Non è stato facile. Non poteva esserlo. Anche in questo, anche per questo, devo ringraziare Viviana Leveghi. Il suo pensiero critico tendente a costruire una nostra determinata comunanza, nonché un affetto mai “affettato” verso le nostre parole e le mie contraddizioni, sono stati il limo benefico che ha permesso questa particolare germinazione che s’intitola La materia dell’ulteriore. Senza Viviana, avreste ora sotto gli occhi una sorta di remake di Qui la vita, qui gioisci, quindi un testo molto meno propositivo e senz’altro più “convenzionalmente” legato ai tic fin troppo comodi e assodati del mio pensiero.

CARMINE MANGONE, 24 novembre 2024

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[ nota in quarta: ]

Emerge un’esigenza sempre più inattuale, quasi un arcaismo: sentirsi a casa in questo mondo, ritrovare una consonanza con l’esistente, tornare a respirare a pieni polmoni creando un’aria di festa accanto all’Altro, insieme all’Altro. Non si tratta però di reinventare l’amore o di rivendicare un qualche diritto soggettivo al godimento. Rimbaud e i surrealisti, ormai, risultano anch’essi fastidiosamente romantici. Su un altro versante, la pornografia di massa (la pornografia della merce onnipervasiva) ci appare per quella che è: una spettacolare e angosciante faciloneria emozionale, una miseria fastosamente arricchita, una democratica proliferazione del mediocre. Occorre ripartire da più lontano. Reperire una nuova scaturigine. Ritrovare una semplicità che sappia essere disarmante, critica. Amare anche la morte, certo, ma intanto: uccidere Sade, riprendere a molare le lenti di Spinoza, non sottovalutare alcun dolore e regalarsi, giorno dopo giorno, l’improntitudine di lasciar socchiusa la porta di casa per solleticare l’ignoto, l’impossibile, l’ulteriore. In tutto questo, a noi tocca il compito e il godimento di costruire una nuova sapienza: una σοφία gorgogliante, indisponente, infantile, arcaica, che sappia essere abilità e leggerezza, origine ninfale e foce, corrente impetuosa e intervallo ristoratore.

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[ Gli autori ]

Viviana Leveghi è nata a Trento il 2 maggio 1983 e da allora continua a farlo. Impara prima a leggere e scrivere, poi a parlare. Fin da piccola, invidia chi ha avuto il potere di dare i nomi alle cose, così ne fa un mestiere. Lavora con successo a Milano, gira per il mondo e torna a casa solo quando sa di poter vivere dappertutto. È contributor del bestseller Indistractable, viene pubblicata in un’antologia di poesia americana, è nota su Quora per articoli irriverenti. Crede che la poesia sia una necessità spazio-temporale. Esistenzialista, desidera conoscere il più possibile per avere maggiori chance di connessione con l’Altro. Scrive per dare un’ulteriorità al mondo e ricordarsi di vivere.

Carmine Mangone è nato a Salerno il 23 dicembre 1967. Da circa un decennio, pianta alberi nella sua terra d’origine: il Cilento. Per sovrappiù, complice una discreta dose d’ironia, non ha mai smesso di piantar grane. Anarchico appartenente a un ben preciso anarchismo (il suo, quello messo in gioco da tutti i suoi amori), detesta da sempre le conventicole letterarie e gli scribacchini della domenica. Ha pubblicato tuttavia decine di opere. È stato tradotto anche in Francia. Ha finito per ibridare Stirner, Deleuze, Rimbaud. In tutto ciò, crede ancora gioiosamente all’impossibile (all’ulteriore) e non ha nessuna intenzione di darla vinta alla memoria, al passato, alla Storia.