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Un brano del mio La qualità dell’ingovernabile, proveniente dalla parte conclusiva dell’opera e che, originariamente, con qualche variante significativa, era stato incluso in uno scritto dedicato a Georges Bataille. 
Le foto che qui riempiono gli occhi e s/muovono la visione – solo cose bianche, mi raccomando – sono di Giovanna Eliantonio.





Mi dovrò intagliare una fica dentro la mente, aprire una vagina nella sostanza più dura del mio pensiero. I concetti non sono cazzi da brandire come manganelli. Occorre trovare il giusto accoppiamento tra i pensieri (ci sono pensieri maschi, pensieri femmine, pensieri senza genere) evitando però di prostituirli alle necessità di una logica. Bisogna fare in modo che anche le idee riecheggino i godimenti passati o futuri.

Il corpo di una nuova Comune. – Ossia il fuori che si veste anche del mio corpo, che ride anche sulle mie labbra, che gronda il sangue che sarà anche mio in ogni emorragia di senso.
Devo cercare i molti che sono nell’uno, l’algebra che sconvolge ogni calcolo, quel modo dell’affetto carnale dove la condivisione è un incastro mutevole, una divisione indivisibile, una sottrazione senza mancanze.
C’è tutta una teoria ineffabile di sessi che si avvicendano e s’accoppiano nel farsi del pensiero – che è da intendere anche nel senso che io mi faccio il pensiero: lo chiavo, lo slinguo, lo inculo – in un delirio sul pensiero (o del pensiero come delirio) a sfondo non meramente sessuale, bensì contro ogni “sfondo” e per ogni carne amorosa possibile.
Nonostante le ideologie e i poteri costituiti che se ne servono, il pensiero non si cristallizza una volta per tutte e si dà solo nel movimento, ossia nell’azione incessante che tende a verificare il suo stesso pensarsi.
Non c’è speranza per il sacro – o per la legge – dov’impera la carnalità e l’unicità qualunque dei corpi che si avviluppano amorosamente. L’anarchia è l’ordine del vivente, l’ombra fertile dove i semi decidono di germinare. Il potere può schiacciarne i fiori, ma il loro polline rimane incontrollabile e dissemina significati contro ogni potere.
Non si argomenta un corpo, lo si dispiega.
A farmi arrapare, è sempre un pensiero dello stesso genere del sesso che amo, ma a quest’ultimo aggiungo o sottraggo il mio genere e quello di molti altri pensieri passati, presenti e futuri che mi toccano, mi stregano.
Il mio corpo è una Comune formata da tutti i corpi attraverso i quali ho vissuto e grazie al cui avvicendarsi possiedo un pensiero di me, un insieme di vicende che mi riguardano.
La Comune è il territorio dei corpi toccanti e che si toccano; la loro parola è sempre in eccesso, sempre aperta – cosce nude, spalancate, assalto di bocche, riconoscimento di ciò che ospita l’altro senza asservirlo, abbracci, strette, coiti che sono ammassi stellari, buchi che inghiottono il tempo, corpi che ridono. (…)

Spogliare il corpo di ogni spettacolo. Spogliare il mio e il tuo, di corpi, insieme ai loro pensieri, alle cose, alla parola che li limita.
Svestire il destino, toccare, amarsi, mentre l’idea del corpo continua a parlare senza di noi.