L’ennesima poesia?
Non proprio. Si tratta più semplicemente di un biglietto d’amore, scritto in modo automatico nell’estate del 2010 e che è confluito in Tutto il nero che trabocca.
Nella foto: la chiesa della parrocchia di Las Arenas, a Bilbao, incendiata dagli anarchici negli anni Trenta.
salverei poche cose al mondo e per
molte meno morirei
l’intelligenza del tuo corpo i
gatti gli alberi i canti di maldoror la pizza e
tutti coloro con cui ho riso
in un mondo di servi poeti della
domenica e stupide troiette
tu sei bella come l’esplosivo usato dagli
anarchici spagnoli per demolire decine di chiese nel 1936
una pillola perfetta, carmine.
Gioiosa, direi. Di quella gioia proterva che semina sorrisi.
giunge come un alieno il vento dei tuoi versi
a conquistare spazi dove
parole vuote non lasciano impronte
Parole come nerofumo. Lasciano i fuochi che trovano. O forse no. Chissà.
In origine, queste parole erano state effettivamente un semplice “biglietto” vergato in fretta e furia non ricordo più dove, ma possono passare senz’alcuno sforzo (e me ne resi conto fin da subito) per una sorta di manifesto anarco-poetico in pillole. Parliamo qui di intendimenti gioiosi, ovviamente, che questo sia chiaro. 😉