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Emi Arankuji, erotismo, poesia erotica, pompini e vecchi merletti, scrittura automatica, sinestesie carnali
[ Una scelta di poesie dalla prima sezione di Mai troppo tardi per le fragole (edizioni l’Orecchio di Van Gogh, 2009). Le foto sono della giapponese Emi Anrakuji. ]
Diorama surrealista della donna amata
i tuoi occhi sono un campo di battaglia dove i
gigli rosso-sangue fanno la posta ai
tramonti dell’uomo
la tua amigdala è un dovere sempre rinviato e
da rinviare
il tuo collo è tutta la meraviglia che c’è nel
collasso di una stella
le tue scapole sono un nido di esigenze e
fulgori cifrati
il tuo plesso solare non divide
ma impera
il tuo ombelico è un conto in sospeso tra i
seni e il pube
le tue reni sono belle come le
radure colme d’erica che m’invento ogni notte
le tue anche non ancheggiano invano
le tue cosce sono il vivo blasone della
fermezza
le tue caviglie si ricavano da un’equazione
di grado n smarrita nel
fascino non euclideo della rivolta
*
Vivere di espedienti…
la materia sopravvive al dolore e
tocca la gioia delle cose
[ essere talvolta contro le parole non significa che
si è lontani dal mondo
è solo un espediente per non dare alle fiamme la casa dei vicini ]
ho conosciuto i limiti del cuore
non ne faccio oggetto di vanto
sono difficile
sono un cielo pieno di rondini
*
Capolavoro
ci sono giorni in cui mal sopporto la
mia intelligenza
non sono poi così sicuro di morire
arrangiatevi
*
Quel vuoto intollerabile
– Insomma, Mangone, che cos’è la poesia?
– È la vita sotto mentite spoglie.
voglio seminare il
tuo corpo lungo i solchi della mente
voglio spargerlo in tutta l’estensione del
cielo per poi farlo piovere su di me
voglio sentirne la materia
la sfida di nervi sotto le unghie
per rapinarti gli occhi
e colmare quel vuoto intollerabile
tra la tua fica e l’assoluto mondo
*
Si tratta di maneggiare con squisitezza anche le spine
…da bambina
accarezzavo le api…
V. M.
la luce schiaffeggia le finestre chiuse
e mi chiama per nome
mistero di fascine nel forno dell’intesa
viaggio senza ritorno
alleanza tra le frane del corpo
la donna che si struscia su di me
è un ronzio d’alveare
anche quando
un’improvvisa burrasca
nasce tra i suoi capelli
le infilo due dita in bocca
e mi spalmo la saliva sul cuore
*
Struggimento
ci sono voci che non tornano
ganci cui non si appende nulla
alberi che cadono laggiù nella foresta delle viscere
nessuno li sente morire
nessuno li vede
ma fanno un rumore assordante che
turba gli uccelli del paradiso [ e anche gli
angeli dell’inferno ]
nessuno li vede no
ma trema anche la luna
e il cuore della terra salta un battito
le radici di quegli alberi
hanno la forma delle mani fra i tuoi capelli
la forma delle vene sulla neve
la forma degli aquiloni persi per sempre nei tuoi occhi
*
Quando mi fai l’amore in bocca
rendo grazie alla vita
quando mi fai l’amore in
bocca fino a venirmi
mi strazio di desiderio
se mi esasperi il sangue
mia ninfa del bel tempo
mia zoccola e nutrice
t’infilo la lingua in bocca con
tutti gli aggettivi del mio cazzo
ma il tuo culo
disturba l’esistenza stessa delle parole
e infonde luce a tutta la stanza
[ se ti leggo Char
poi me lo fai un pompino? ]
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