Quel che temo di più
è diventare “un poeta”…
chiudermi in camera
a guardare il mare
e dimenticare…
Temo che i punti sulle vene potrebbero guarire
e, per non avere ricordi sfocati di notizie al telegiornale,
potrei scarabocchiare fogli e vendere “le mie opinioni”…
Temo che chi ci calpesta giunga ad accettarmi
in modo da potermi usare.
Temo che le mie urla possano divenire un soffio
e servire ad addormentare la mia gente.
Temo che potrei imparare metro e ritmo
e restare intrappolata così al loro interno
nel desiderio che i miei versi diventino canzoni popolari.
Temo che potrei acquistare un binocolo per avvicinarmi
alle azioni di sabotaggio cui non parteciperò.
Temo di stancarmi – facile preda per accademici e preti –
e trasformarmi in una “femminuccia”…
Hanno i loro metodi…
Possono usare la routine, ti ci abitui,
ci hanno trasformati in cani:
ci ammirano mentre abbiamo vergogna perché siamo senza lavoro…
ci ammirano mentre restiamo fieri pur essendo disoccupati…
Ecco com’è.
Acuti psichiatri e sbirri schifosi
ci aspettano all’angolo.
Marx…
Mi fa paura…
La mia mente accantona anche lui…
Questi bastardi… Van tutti criticati…
Cazzo! Non riesco più a finire ‘sto testo…
Forse… Forse un altro giorno… eh?…
[Traduzione: Carmine Mangone. Altri materiali su Katerina si trovano QUI. La canzone di Cesare Basile è ispirata e dedicata alla figura della poetessa anarchica greca.]
L’ha ribloggato su CIANURO EMOTIVO INCHIOSTRO D'ANIMA SINISTRAe ha commentato:
❤
CESARE BASILE
Parangelia (per Katerina Gogou)
*
Ora che il trucco
scorre piano
sul fondo del mio volto
con il muco e il pianto
il sole dentro al brandy
dove non c’è il mare
guarda con calma
le mie unghie
i miei capelli e gli anni
che son sporchi e lunghi
e non m’importa un cazzo
anche se ho paura
ma io
io ballo ancora una richiesta
io ho una richiesta da ballare
Non tornerò giù in strada
senza un’arma
non mirano alle gambe
puntano al dolore
sparano al cervello
ti lasciano svanire
voglio ordinare
una canzone
e scrivere poesie
nel fiato dei banditi
è un vizio d’Odissea
di Grecia e d’Anarchia
qui io ballo ancora
una richiesta
io ho una richiesta
da ballare
Lascio tre guardie
stese in terra
ho in mano lo stiletto
che ha difeso il tempo
di restare sola
tempo del mio rispetto
tempo di una canzone
io stavo ballando una richiesta
io ballavo una richiesta
http://www.cs.toronto.edu/~gehalk/Gogou_transl_poem_2.html