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Adoro i libri impossibili, ardui, quei libri in cui non entri mai veramente, oppure dove entri e non hai alcuna idea di come poi ne esci: Bebuquin di Carl Einstein, ad esempio, oppure Hilatragoedia di Giorgio Manganelli (riletture di questi giorni).

I piccoli di cinciallegra son volati via dal nido. Abbiamo quindi dei nuovi, leggiadri destini che attraversano i cieli del mondo.

Periodo di stanchezza psico-fisica. D’altronde, sono pur sempre reduce da anni intensi e piuttosto impegnativi. La vita è dura, qui. Godo di piccole e sane bellezze, certo, però la quotidianità, sempre più spesso, si rivela davvero faticosa. Intendiamoci, non mi pento d’aver fatto una scelta drastica; il fisico regge, la città non mi manca, eppure lo spirito esulcerato dai desideri (passatemi la retorica) pretenderebbe ogni tanto qualche riscontro positivo in più.
Sto rimuginando parecchio sulla scrittura e non mi ritengo molto soddisfatto di taluni miei risultati. Devo accendere altri fuochi, sconfinare in altri territori. Gli stimoli degli anni scorsi cominciano a scemare o risultano usurati. Urge quindi una nuova iniezione di poesia, una cesura nel bel mezzo delle mie abitudini di pensiero. L’alternativa – inaccettabile – sarebbe avallare un movimento ottuso e inerziale dei miei limiti, senza più aperture, senza più azzardo.

 

 

Il poeta: variabile impazzita nel corpo della necessità.

Ritrovare la chiave dei nostri giochi. Spalancare la porta all’esuberanza. Lo stiamo facendo. Ci stiamo riscoprendo. O forse non avevamo mai smesso di farlo. Bisognava però passare per il sottobosco delle aspettative e dargli fuoco, sculacciare il destino, sentirsi dire dall’Altro il contrario della morte.

Guardo la pioggia. Faccio due tiri di sigaro e guardo la pioggia. La pioggia non guarda me. La pioggia non guarda nessuno. C’è una protervia dell’acqua che farà sempre parte della necessità. Do comunque per scontato che ci sia una foce ai confini di ogni desiderio. L’odore di terra bagnata sale dal mio più indicibile pensiero.

M’infilo i tuoi pensieri sconci in bocca e lascio che parli la voce del nostro desiderio. Una sola e profonda carne, antica, va maturando insieme alle ciliegie.

 

Laureana Cilento, 28 maggio-2 giugno 2019. Fotografie: Iness Rychlik.

 

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