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Qualche spassoso passaggio, decisamente scatologico, dal mio: Punk Anarchia Rumore, Crac edizioni, Falconara Marittima [AN], giugno 2016, pp. 118, illustrato, euro 13.

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N.B.: l’omino con la merda attaccata alla faccia è di Roland Topor.

GG Allin 2

I profeti sono personaggi singolari. Il Malachia veterotestamentario, ad esempio, era un tipo piuttosto iracondo, che finì per ammonire i sacerdoti d’Israele con minacce indiscutibilmente scatologiche: «Spezzerò il vostro braccio e spanderò sulla vostra faccia escrementi, gli escrementi delle vittime immolate nelle vostre feste solenni, perché siate spazzati via insieme con essi.» (Libro di Malachia, II, 3; versione della Bibbia CEI 2008).
La merda e i toni messianici, curiosamente, sono stati tra le principali prerogative anche di GG Allin, cantante punk e performer tra i più oltraggiosi mai esistiti. Nel manifesto che egli scrisse in carcere nel 1991, possiamo imbatterci in passaggi come i seguenti: «È tempo di combattere. Tempo di vendicarsi. Abbiamo la necessità di superare l’attuale Rock’n’roll. Dobbiamo buttar giù le compagnie discografiche non comprando i loro prodotti. Un boicottaggio. Se volete possedere un disco, rubatelo! In questo modo non avranno il vostro denaro. Dobbiamo smetterla di mantenerli. Il vostro sostegno, adesso, deve andare a me – GG Allin, il comandante in capo e il terrorista del Rock’n’roll. Perché credete che io sia in prigione in questo momento? Perché essi sanno chi sono e hanno paura della mia esistenza. La nostra società vuole bloccare la mia missione. Vogliono farvi il lavaggio del cervello e tenervi chiusi dentro MTV e i loro mondi sicuri, stagnanti. È un complotto per uccidere il Rock’n’roll. Io sono il salvatore. Ecco il motivo per cui vengo considerato una minaccia per la società.».
GG Allin 1GG Allin nacque il 29 agosto 1956 a Lancaster, nel New Hampshire. Il suo vero nome era in realtà Jesus Christ Allin. Il padre, un fondamentalista cristiano, asseriva di essere stato visitato in sogno, da Cristo stesso, poco dopo la nascita del figlio. E in tale occasione, Gesù gli avrebbe confidato, a quanto pare, che il neonato era destinato a compiere grandi cose; questo il motivo per cui al piccolo vene affibbiato l’ingombrante nome proprio (cambiato dalla madre Arleta nel 1962, dopo il divorzio dal marito, in un più anodino Kevin Michael).
Nella seconda metà degli anni Ottanta, Allin diventa ben presto oggetto di culto, non tanto per la musica, quanto piuttosto per la violenza delle sue esibizioni dal vivo. Deiezioni sul palco, coprofagia, autolesionismo, attacchi e lanci di escrementi verso il pubblico: un’apparizione live di GG Allin oscillava puntualmente tra la pantomima punk nichilista e la body art più estrema, in un risibile teatrino della crudeltà, reso ancor più disturbante da testi intrisi di razzismo, blasfemia, pedofilia, misoginia e altre squisitezze del genere.
Per diversi anni, a partire dal 1989, il Nostro aveva promesso che si sarebbe suicidato sul palco nel giorno di Halloween, ma negli anni successivi è finito poi puntualmente in carcere prima della fatidica data, morendo infine per un’overdose di eroina, in modo del tutto accidentale, il 28 giugno 1993.
La sua prima defecazione in scena, assolutamente premeditata, avvenne a Peoria, nell’Illinois, nel 1985. L’atto, insieme allo scatenamento di violente risse con il pubblico, finì per diventare il momento clou di molti suoi concerti.

I wanna piss on you, I wanna piss on you / You ain’t shit to me, ’cause I’m better than you / I wanna shit on you, and rape your little sister too / I wanna piss on you, my pecker has a yearning to (…) – Voglio pisciarti addosso, voglio pisciarti addosso / Tu non puoi smerdarmi, perché io sono migliore di te / Voglio cacarti addosso, violentare anche la tua sorellina / Voglio pisciarti addosso, il mio uccello ne ha tanta voglia (…) [GG Allin, I wanna piss on you, dall’album Doctrine of Mayhem (1990)].

Da quando la dimensione pubblica si è appropriata delle più intime attività dell’uomo, regolandole “industriosamente” per evitare che sfociassero in modo rovinoso nei luoghi sociali della produzione, lo Stato moderno ha inaugurato la sua scatologia autoritaria.
I residui organici andavano fatti confluire in un’economia sommersa, per poi rigenerarli, quand’era possibile, anche solo simbolicamente, in un prodotto di fertilizzazione e di recupero del disavanzo fisiologico.
Nel novembre del 1539, Francesco I di Valois emanava un editto mirante alla disciplina dei rifiuti e degli scarichi fecali di Parigi, perché questi facevano inorridire, testualmente, “ogni persona d’onore e ben nata”. Tale levata di scudi contro la merda, finalizzata nominalmente al “buon governo” della città nel pieno del processo di urbanizzazione, va vista come uno dei primi, decisivi passi, mossi dal potere statale, verso la regolamentazione del corporeo.
Il bambino, così come l’uomo civilizzato trattato come un poppante, non ha alcuna proprietà sulla sua merda, che viene socializzata e quindi incanalata in un’economia domestica del tutto propedeutica ai meccanismi generali della valorizzazione. La capacità di controllo ed inibizione degli sfinteri è alla base della coscienza sociale, in quanto il rimosso materico che non viene vissuto come piacevole liberazione della tasca anale, è parte fondante dell’individualità che si aliena per andare incontro all’approvazione degli altri. La liberazione, lo scioglimento incontrollato di un bisogno, si tramuta ben presto, grazie alle pressioni degli educatori, in uno scambio, anzi, nel prototipo stesso dello scambio, proprio quando il bambino si rende conto che, trattenendo i proprî escrementi per far piacere ai genitori, ne ottiene come contropartita i favori su scala accresciuta. Ciò che gli psicologi definiscono “amore di forma oblativa”, quindi non è altro che una sorta di accumulazione originaria del capitale emotivo al grado primo della coscienza; capitale emotivo investito fin da subito in rapporti di produzione e di scambio basati sentimentalmente sulla rinuncia e l’abnegazione. È ovvio che la stessa ritenzione può essere vista, talvolta, come un atto d’insubordinazione ai diktat familiari, ma in questo caso si tratta chiaramente di una spia del malessere che il bambino inizia ad avvertire nel primo serio confronto con l’autorità. Tenuto sotto stretto controllo il senso di liberazione che ne è connaturato, la minzione e l’evacuazione delle feci si fanno produzione per antonomasia del negativo, del negativo percepito e rappresentato familiarmente come scarto improduttivo, del quale non si parla, se non in termini convenientemente deprezzati, e che deve far posto incessantemente a nuovi “valori nutritivi”.
In altre parole, cacarsi addosso non è mai un bell’affare. Il bambino se ne avvede ben presto, certo a malincuore. Preferisce in ogni caso sottomettersi al controllo delle deiezioni, piuttosto che impiastricciarsi anarchicamente, perché non ha delle reali alternative, e forse neanche si pone il problema di non averne.
Ben altro discorso, è avere a che fare con individui “adulti” che mantengono un cattivo rapporto con i proprî scarti fisiologici, e con gli scarti e le attività improduttive in genere.
Si fa presto a dire che il mondo in cui si vive è “un mondo di merda”, quando magari ci si lamenta stupidamente di non avere un lavoro, una moglie, del denaro e una macchina veloce. Ma non sarà stato proprio il nostro sistema fondato sul lavoro, il denaro, i rapporti alienati e un uso insensato della tecnica a smerdare il mondo? È di chi è la responsabilità? Di quelli che lavorano per il mantenimento di questo mondo ma non vogliono sporcarsi le mani con la sua merda, o di coloro che conservano la gioia per l’evacuazione di stronzi ben fatti combattendo strenuamente sia la diarrea delle merci che la stipsi emozionale socialmente indotta?

(…) Doveva essersi svegliato proprio male quella mattina, il nostro bravo Larry, a giudicare da quello che la polizia ha trovato nella sua casa, dopo la strage. Le pareti erano butterate di colpi di piccone e di proiettili, le porte sfondate, i vetri infranti, i mobili sfasciati e sparpagliati, i divani sventrati e la tazza del water otturata per sempre da una colata di cemento, come se il tornado Larry, dopo avere devastato la sua casa, avesse voluto assicurarsi che dopo di lui nessuno potesse servirsi del suo gabinetto. Anche il cesso ha dovuto morire con lui [Vittorio Zucconi, Fuoco sui ragazzi del coro, “la Repubblica”, 17 settembre 1999. L’articolo si riferisce a Larry Gene Ashbrook, mass killer americano, che il 15 settembre 1999 uccise sette persone, tra cui quattro adolescenti, in una chiesa battista di Forth Worth, Texas].

TOPOR

Bisogna riconoscere la qualità essenziale di tutte le attività improduttive che portano l’individuo a liberarsi delle proprie “scorie”, lottando sia contro i sensi di colpa e lo schifo che le nega, sia contro la valorizzazione capitalistica che le reprime. Il mondo dell’utile è il mondo dell’igienismo invasivo e autoritario, dove l’ossessione per l’asetticità e l’efficienza rimanda instancabilmente alle intenzioni di “buon governo” da parte del corpo sociale sul corpo individuale socializzato. L’organismo vivente è considerato un apparato macchinale, da fissare il più possibile nella durata, iperfunzionale, privo di momenti sovrani (nonostante la privatizzazione dei piaceri) e la cui autenticità è vidimata esclusivamente dall’integrazione nel mondo dell’utile.
Il processo di gerarchizzazione delle attività umane ha espulso dal corpus della civiltà le pratiche escrementizie, relegandole in un ambito privato rigidamente circoscritto: l’uomo civilizzato può sempre cacare in santa pace, ma la sua merda non deve mai debordare dai cessi, ossia dalla dimensione regolata del privato, pena l’intorbidamento molesto della sfera comunitaria. Ci si deve sempre ritirare nella domesticità per sgravarsi corporalmente. Il privato diventa la dimensione del rimosso materico e del suo nascondimento. Non ci sono alternative: bisogna che il cittadino rimanga nella latrina dell’esistente. Se poi i panni che lava in famiglia finiscono puntualmente per vestire le sue nevrosi, questo non ha alcuna importanza per il sistema di dominio.
L’uomo civilizzato occulta i proprî escrementi nel carcere della quotidianità. Veglia sulle proprie feci come una sorta di vestale delle abiezioni organiche privatizzate d’autorità. Contempla la stitichezza emozionale dei suoi simili, che è anche la sua, dall’alto della nostra torre di Babele tecnologica. Non ha piacere che si stia a sindacare sulla realtà dei suoi sfinteri, né tanto meno che ci sia qualcuno che si metta a cacare liberamente nel suo territorio. Ogni cittadino ha diritto alla sua ritirata. E tutte le intrusioni nei suoi recessi privati saranno “sciolte” ex lege da qualsivoglia soddisfazione. In cambio, naturalmente, del pieno consenso alla biopolitica del capitale.

EP compilation _ Difficile credere ad una compilazione di old sNessuna prefazione vi aiuterà a capire. il mondo è fatto a triangoli a quadrati a morti di fame. il sole è alto la gente crepa all’ultima moda. Il terrorista Rimbaud fa la muffa la noia invade. gli occhi mi fanno male un altro luogo un altro graffio. lo stesso il mio odio arranca. detto per inciso non c’è poesia nella merda. [Cattiva Inclinazione (gruppo hardcore di Follonica, Grosseto), Poesia e merda, brano incluso nell’EP compilation: Difficile credere ad una compilazione di old school italiano (con Sottopressione, Tear Me Down, Frammenti, Bocca Chiusa e Affluente). Il testo, in realtà, è composto da due mie brevi poesie apparse in: Anche ieri ho dimenticato di morire, TraccEdizioni, Piombino (LI) 1993. La versione digitale del libro è scaricabile gratuitamente al seguente indirizzo web: http://maldoror.noblogs.org/archives/3].

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