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Carmine Mangone, Il gatto e la sua proprietà, Gwynplaine edizioni, Camerano (AN), 2016, pp. 96, brossura, euro 10 (ISBN 978-88-95574-59-2).
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Nota in quarta di copertina:
Non fatevi ingannare dal titolo: questo libro non è rivolto soltanto ai gattofili. L’autore, ibridando frammenti letterari, filosofici e autobiografici, crea infatti un percorso di lettura che fa del gatto il punto di partenza per riflessioni di carattere generale sulla vita e sul mondo. Nel tessere l’elogio del piccolo felino, Mangone riesce a passare dal poeta Lorca al filosofo Stirner, dalla dea egizia Bastet al sabotaggio rivoluzionario, dal concetto di territorio ad una critica della domesticazione, portando a spasso il lettore (e gli amanti del gatto) attraverso annotazioni curiose, accorate, sorprendenti. Un libro prezioso, dunque, che cala il gatto in una prospettiva inconsueta, lontana sia da facili implicazioni animaliste, sia dal più trito e banale antropocentrismo.
Chiunque abbia un gatto non può fare a meno di dedicare parte del proprio tempo ad osservarlo, modulando il pensiero e a volte il sorriso al ricordo di quel musetto.
Convivere con un felino è uno dei piccoli piaceri della nostra esistenza, nonostante percepiamo distintamente che esistiamo nel suo orizzonte solo perché ‘lui’ ci considera una sua ‘proprietà’. Io ho questo gatto, per esempio, Ten…due volontarie me lo hanno portato a casa impaurito e teso, la prima notte me lo sono ‘perso’ in casa, ma quando ha capito che mi aveva fatto morire di paura con una notte insonne negli occhi gonfi, ha deciso che potevo volergli ‘più’ bene e ora ha un rapporto esclusivo con tutta la famiglia, solo ‘noi’ cinque eh!
L’autore ha avuto e avrà sempre dei gatti tra i piedi, studioso e allievo.
I gatti sceglieranno se sarà o meno il loro umano e gli pacificheranno i pensieri e i talenti.
I gatti di casa sua saranno anche un po’ psicologi e cercheranno con pazienza infinita, mancando della parola, di aiutarlo a comprenderli/si/ci, com’egli ha fatto in questo libro e ogni piccola vibrissa sarà buona allo scopo.
Il titolo curioso ha due spiegazioni, una all’inizio appartenente all’autore del libro, l’altra alla fine scritta da lui, certo, ma dovuta ai ‘graffi’ ricevuti e dati che diventano ‘comunicazione’, ‘toccamenti’, parola questa, cara a Carmine.
C’è un po’ di vita dello scrittore qui e un po’ di quella dei suoi amici che gli portano a passeggio i pensieri e le meditazioni tra tetti, alberi e uliveti. In questi momenti l’umano diventa gatto e solo scrivendo può separarsi da questo stato d’animo, solo rientrando nei confini dell’umana vita può riacquistare quell’autonomia sempre difettosa rispetto alla libertà di un gatto. Così, si sfiorano temi importanti quali Amore, Libertà, Etica e cos’altro sono tutte queste parole se non una ‘terapia delle fusa’ al mondo intero che ci circonda, in un reiterato tentativo di ‘toccarlo’ con le sue (nostre) unghie, con i suoi (nostri) graffi? e poesia, a volte…
Pag. 83-84 : “In questi mesi, sto imparando molto da loro. li osservo e imparo a godere degli attimi. Ammiro il mondo e lo annetto al mio godimento lasciandolo poi libero di ricombinare tutti i suoi elementi da un giorno all’altro, da un’ora all’altra. Seguo così il nibbio reale nelle sue evoluzioni aeree e mi ritrovo sprofondato dentro l’azzurro del cielo (che sa di pozzo immane e gioia senza fondo); odo magari un rospo in amore nel corso della notte e vado con la mente a lei che è lontana, a lei che mi manca, ma che è presenza viva dentro la mia carne, dentro le mie parole; mi sveglia semmai una civetta indisponente, posatasi a pochi metri dalla mia finestra, e sorrido della sorpresa, delle convenzioni che mi ricordano la dea Atena o le corbellerie sul malaugurio; vivo insomma tutti i giorni con due gatte, un cane, una miriade di ragni, millepiedi, gechi, cinghiali, e imparo da loro i confini del territorio e della vita. Non sarà mai la totalità del possibile, ma è sicuramente il modo per far sì che il possibile possa avvincermi, almeno a sprazzi, nei territori sempre più ospitali del mio destino.”
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